Ora è davvero il Genoa dei 777. E il campionato non è ancora finito

di Gessi Adamoli

4 min, 32 sec

Il rapporto magico di Blessin con la Nord, l'"idolo" Ostigard, un gioco aggressivo. La gestione precedente, con i suoi numeri pesantissimi, è alle spalle

Ora è davvero il Genoa dei 777. E il campionato non è ancora finito

 

La partita con l'Inter rimarrà a lungo scolpita nell'immaginario collettivo della tifoseria rossoblù. Potrebbe assomigliare a quella dell'orgoglio genoano di 20 anni fa, quando contro il Cosenza vennero schierati i ragazzi della Primavera (esordio di Mimmo Criscito) e con la squadra retrocessa in serie C la Nord cantò e sventolò i suoi vessilli per 90 minuti. Solo che questa volta ci potrebbe anche essere il lieto fine. Difficilissimo, quasi impossibile ma perché non coltivare una fiammella di speranza quando per mezz'ora si mette in difficoltà l'Inter e poi comunque si resiste stoicamente al forcing della squadra campione d'Italia? Battere l'Empoli non sarà semplice. Squadra organizzata e bravissima a ripartire sfruttando gli spazi, è allenata da Andreazzoli ovvero una dei tanti allenatori finiti nel tritacarne di Preziosi.

Una serata che verrà ricordata a lungo e non solo perché ha consacrato un nuovo idolo della tifoseria: Ostigard. Duro, cattivo, implacabile sull'uomo: è il nuovo Gorin. Insuperabile nel gioco aereo, è disposto a qualunque cosa pur di non farsi superare dall'avversario. Anche a strozzarlo, com'era successo a Roma. A fine partita è rimasto in mutande a prendersi gli applausi della Nord, mettendo in mostra un fisico scolpito alla Cristiano Ronaldo. Quanto a Blessin il feeling col popolo rossoblù è ormai assoluto come dimostra il caldo abbraccio tra la Nord ed il tecnico che a fine partita è andato ad esultare coi pugni levati sotto la gradinata. Non solo ha saputo trasformare la squadra dal punto di vista caratteriale, ma ha anche inciso profondamente sotto il profilo tattico. E, col poco tempo che ha avuto a disposizione, si può davvero parlare di miracolo. Normale, dunque, che ci sia ancora qualche giocatore che che non si sia ancora perfettamente calato nei meccanismi della squadra. Gudmudnsson per esempio andava ad accorciare sull'avversario sempre in ritardo, quando ormai aveva già ricevuto la palla, mentre Blessin vuole che la pressione sia immediata in modo che gli avversari non abbiamo il tempo di ragionare.

Ma la partita con l'Inter ha segnato lo spartiacque definitivo tra il Genoa di Preziosi ed il Genoa dei 777. E la tifoseria, tranne qualche rara eccezione, si è schierata con la nuova proprietà e soprattutto con la nuova filosofia societaria. “Una rivoluzione” aveva anticipato Josh Wonder. E la gente apprezza. Dopo il primo segnale di Venezia, venerdì sera è arrivata la conferma. La percezione è infatti che il Genoa abbia finalmente un futuro dopo troppi anni vissuti pericolosamente sull'orlo di un burrone dove sembra inevitabile prima o poi finirci. Compiere il miracolo e non retrocedere vorrebbe però dire guadagnare un anno sulla tabella di marcia dei 777 che hanno dato l'intera responsabilità tecnica a Spors e si stanno concentrando per mettere in sicurezza la società. Un percorso tortuoso perché ci sono da fare i conti con anni e anni di mala gestione.

Gli ultimi mesi poi sono stati devastanti. Qualche cifra tanto per gradire. Il monte ingaggi, rispetto alla passata stagione, è lievitato di quasi 20 milioni di euro arrivando a sfiorare i 70 milioni. Sono stati inspiegabilmente fatti contratti che avrebbero assolutamente dovuto essere fuori portata per il Genoa. Caicedo e Maksimovic insieme arrivavano a quasi 10 milioni lordi. Due milioni e mezzo ciascuno con l'aggravante per il trentenne difensore serbo del fatto che la scadenza è stata fissata al 30 giugno 2025. Caicedo è stato mandato all'Inter in prestito gratuito ma almeno così non gli è stato pagato l'ingaggio da gennaio a giugno ovvero due milioni e mezzo lordi. L'attaccante ecuadoriano, che venerdì sera è stato subissato di fischi e improperi assortiti, al Genoa per sei mesi è costato cinque milioni e 100 mila euro: 2 milioni il cartellino, 2,5 l'ingaggio (tra netto e lordo) più 600 mila euro di commissione a Materazzi. A fine stagione Caicedo teoricamente rientrerà al Genoa per fine prestito, ma è da escludere che la società rossoblù eserciti l'opzione che gli consente di allungare il contratto di altri due anni ovvero sino al 2024.

Al di là della situazione debitoria accumulatasi negli anni, ci sono altre cifre che permettono di comprendere meglio le difficoltà con le quali si sono dovuti confrontare i 777. Il mercato che, almeno stando alle dichiarazioni di Preziosi, avrebbe originato “la miglior squadra degli ultimi otto anni” ha prodotto uscite per 15 milioni dei quali però soltanto 5 sono stati investiti nella campagna di rafforzamento della squadra, gli altri 10 milioni vanno archiviati sotto la voce procuratori. Sono state pagate commissioni faraoniche come nel caso di Luca Di Carlo, l'agente dello svincolato Buska: tre milioni. Un capolavoro l'ha compiuto anche Tavano, l'agente di Touré, che per il suo assistito, dopo che in Francia non aveva trovato nessuno disposto a fargli un contratto, ha strappato un ingaggio di un milione e 200 mila euro netti (al lordo sfiora i due milioni usufruendo del decreto crescita).

Ora però c'è da inseguire il miracolo salvezza. Alla lunga la qualità del Cagliari sta venendo fuori, la corsa è da fare su Venezia e Spezia. Thiago Motta, indimenticabile ex rossoblù, non ha preso bene la sconfitta con la Roma ed il modo con cui è maturata. Vale però la pena ricordare cosa aveva dichiarato poco più di un mese fa dopo la vittoria dello Spezia a San Siro col Milan: “E' successo a tutti di ricevere o perdere qualcosa. Questo è il calcio”.