Lo Stato minaccia i contribuenti con lettere minatorie: "Roba da Unione Sovietica"

di Matteo Cantile

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Una pec, inviata a milioni di contribuenti, spinge le persone ad aderire al concordato preventivo. L'ex deputata Morani attacca il Governo

Lo Stato minaccia i contribuenti con lettere minatorie: "Roba da Unione Sovietica"

Dichiarare il falso per evitare di incorrere in un accertamento fiscale: è l'assurda richiesta che si è vista recapitare dalla'Agenzia delle entrate una professionista di Genova. Che, pensando a un tentativo di frode, ha informato il commercialista che ha confermato tutto: se di tentata frode si tratta, arriva dallo Stato. E la signora genovese non è sola, di queste lettere ne è partita una valanga. 

Guadagni troppo poco - La professionista in questione è dipendente pubblico: l'attività privata è quindi residuale nell'economia complessiva delle sue attività, troppo residuale secondo i burocrati di Stato. "Il suo reddito derivante da lavoro autonomo per il 2023 risulta inferiore a quello dei dipendenti che lavorano nel suo stesso settore", scrive l'Agenzia in una lettera inviata con la Pec. Tradotto in soldoni, "i tuoi colleghi guadagnano di più, quindi sospetto che tu sia un evasore".

Cosa rispondere? - L'Agenzia delle entrate si permette di suggerire alla contribuente due soluzioni (e non tre come sarebbe stato lecito attendersi): "Per rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore - recita la comunicazione - può ancora integrare i redditi dichiarati per il periodo imposta 2023; per gli anni d’imposta 2024 2025 può aderire entro il prossimo 12 dicembre 2024 al concordato preventivo biennale". Stop. L'ipotesi più ovvia, cioè che il reddito sia inferiore alla media perché si lavora meno della media, non è minimamente contemplata. Una frasetta pre impostata, tipo "Se invece, dopo averlo verificato, il reddito dichiarato corrisponde a quanto effettivamente percepito, non tenga conto di questa comunicazione", non è venuta in mente a nessuno. 

Cosa fare? - La situazione, già kafkiana, diventa ancora più incredibile quando la contribuente chiede al commercialista cosa proponga di fare: "Beh, dottoressa - è la risposta che fa cadere dalla sedia - secondo i calcoli dell'Agenzia delle entrate lei dovrebbe dichiarare circa 7mila Euro in più per il 2023, se integra la dichiarazione evita i controlli". Si, avete letto bene: il commercialista suggerisce di dichiarare il falso per non subire una verifica tributaria da parte dello Stato. Che, probabilmente, è rappresentato da un tizio seduto fuori dalla porta, coppola in testa, stuzzicadenti in bocca e lupara tra la mani. 

L'alternativa che strapiace - La seconda ipotesi è quella di aderire al famoso "concordato preventivo biennale" entro il 31 dicembre (in realtà era scaduto un mese fa, poi siccome se lo sono filato in pochi il Governo lo ha prorogato). Ed è la vera ragione che ha spinto l'Agenzia a spedire questa lettera: lo Stato punta infatti a incassare almeno un miliardo di Euro dall'operazione concordato e spera forse di "terrorizzare" un po' di gente a caso. 

Nulla da dichiarare - "Io il falso non lo dichiaro e non ho alcun concordato a cui aderire perché ho sempre dichiarato tutto, fino all'ultimo centesimo", dice a Telenord la professionista con ancora la lettera tra le mani. Che è la stessa posizione dell'ex deputata Pd Alessia Morani, avvocato civilista, che sul suo account X esprime lo sdegno per questa iniziativa: "Questa Pec punta a spaventare con la minaccia dei controlli se non si aderisce - scrive - roba che nemmeno in Unione Sovietica". 

 

 

 

 

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