"Incontri d'estate", allarme di Zangrillo: "Curarsi sarà un lusso". Ordine medici e manager sanità: "Servono risorse e interazione pubblico-privato"

di Redazione

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Al summit di Telenord Bonsignore, Pinacci, Cremonesi e Fertonani analizzano le parole del professore sulla crisi della sanità afflitta anche dall'evasione

"Incontri d'estate", allarme di Zangrillo: "Curarsi sarà un lusso". Ordine medici e manager sanità: "Servono risorse e interazione pubblico-privato"

Il professor Alberto Zangrillo era stato chiaro: “Fare il medico è tornata a essere una missione e curarsi diventerà un lusso”. E ancora: “Tra i giovani, anche i futuri medici, mancano i fondamentali, c’è una carenza di cultura che porta alla barbarie sociale”. Infine, il punto dolente assoluto: “Il sistema sanitario pubblico può funzionare al meglio solo se tutti pagano le tasse”.

Il prorettore e primario del San Raffaele, ospite in mattinata a Palazzo Pallavicino degli “Incontri d’Estate” di Telenord ideati dall'editore Massimiliano Monti e organizzati dall'emittente e dalla Fondazione Pallavicino, aveva lanciato più di un tema di riflessione. In serata, nella seconda sessione in calendario di mercoledì 3 luglio, è così toccato ai vertici dell’Ordine genovese dei medici (presidente Alessandro Bonsignore, vice Federico Pinacci, segretario Paolo Cremonesi) e a un esponente di primo piano della sanità privata (Marco Fertonani, ad di Casa della Salute ai vertici di Confindustria sanità Savona), intervistati dal direttore di Telenord Giampiero Timossi, affrontare gli argomenti posti con lucidità e passione dal professor Zangrillo, tra le esigenze dei cittadini e le criticità del sistema.

Innanzitutto, il tema delle liste di attesa. Bonsignore è stato schietto: “Il problema non nasce solo dall’incapacità dei sistema di rispondere alla domanda, ma anche dall’inappropriatezza prescrittiva di medici che fanno o si fanno chiedere cose in eccesso, per non parlare del 30% di prestazioni prenotate che non vengono erogate perché il cittadino non si presenta. Da noi non sono previste sanzioni, ma se il 95% delle prenotazioni venisse rispettato smaltiremmo il 20% delle attese. Altro problema, i privati che chiedono al medico di alterare la reale priorità e urgenza della prestazione, senza neppure rendersi conto di concorrere alla commissione di un reato. Tutti insomma, dalla politica ai professionisti ai cittadini, devono fare il loro dovere e la loro parte”. Bonsignore fa anche l’esempio dell’arco temporale di esercizio degli ospedali, “pieni dal mattino alle 16 e poi deserti, una migliore distribuzione oraria consentirebbe la messa a regime del sistema”.

Il vicepresidente Pinacci si è invece soffermato sull’integrazione pubblico/privato su più livelli: “L’articolazione del sistema ha vari livelli, dal medico curante agli ambulatori diagnostici fino alle Rsa. Siamo passati da una visione ospedalocentrica a una rappresentazione che mette al centro il territorio. Dalla legge Bindi che di fatto demonizzava il privato siamo passati a una visione, in buona sostanza, di un pubblico di derivazione privata, sempre nella consapevolezza che per l’obiettivo di dare tutto a tutti servono risorse adeguate”.

Il punto di vista di Fertonani è differente ma complementare: “Contrapporre privato a pubblico è demagogia, il privato accreditato è nei fatti un’estensione del pubblico. Si deve parlare di una sanità unica con differenza solo sulla complessità, con funzioni come eccellenza, urgenza e ricerca gravitanti in un ambito prevalente. Il privato per forza di cose ha più agilità operativa, può scegliere cosa fare, il pubblico di contro è ingessato”. Al che Bonsignore ha sottolineato la lezione generale della pandemia, con l’integrazione effettiva che pone ancora una volta “il problema della gestione delle finanze pubbliche. Chi va nel privato puro alleggerisce il sistema ed è nostro compito, come Ordine, contrastare la corsa al ribasso, con strumenti come i tariffari minimi”.

Sul punto dei numeri, è Cremonesi a evidenziare un dato significativo: “Negli anni Ottanta avevamo 8 milioni di referti, ora 21. E’ esploso il numero di chi va al pronto soccorso, unica struttura pubblica aperta tutti i giorni per 24 ore al giorno, per bisogni inappropriati. Eppure bisogna garantire equità e universalità delle cure, con strumenti come ticket, livelli essenziali ed esenzioni mirate. Ma senza risolvere il problema degli accessi impropri la crisi non si argina”. Sempre Cremonesi sottolinea le criticità della professione medica nei punti di pronto soccorso: “Siamo una regione anziana e questo aumenta la pressione sul servizio sanitario, ci vuole equilibrio tra ospedali, ps e rsa e il medico di famiglia deve lavorare più con la telemedicina. Insomma, occorre mettere mano al modello organizzativo e la politica deve decidere, valorizzando quello che funziona e sgravando i ps di compiti impropri”. 

“La politica deve essere attenta a recepire i segnali della categoria dei medici, una volta meno coesa ma oggi compattata e comunque sempre bisognosa di avere i cittadini dalla propria parte. La politica deve insomma investire nella sanità” conclude Bonsignore cui fa eco Fertonani, riprendendo uno dei temi posti da Zangrillo; “La politica sa cosa dovrebbe fare, ma sulle risorse influisce la nostra condizione di Paese con la più alta evasione fiscale d’Europa. I medici cercano di fare del loro meglio, ma lavorano in un contesto che potrebbe e dovrebbe disporre, se tutti stessero alle regole, di risorse ben maggiori”