Genova, targa commemorativa in piazza Savonarola in ricordo dei fratelli Vittorio ed Ettore Leale

di Filippo Serio

Il figlio e nipote Corrado: "Mio padre era un combattente e un uomo di cultura"

E’ stata scoperta questa mattina la targa commemorativa a ricordo dei fratelli Vittorio ed Ettore Leale, nei giardini di piazza Girolamo Savonarola, sui quali si affaccia l’edificio, al civico 32 di via Giuseppe Casaregis, dove i due vissero parte della loro vita a Genova.

Alla cerimonia di questa mattina hanno partecipato l’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova, il presidente del Municipio VIII Medio Levante, il consigliere proponente della mozione di intitolazione, che a febbraio 2023 è stata approvata all’unanimità in consiglio comunale, e Corrado Leale, figlio di Vittorio Leale.

«Importante questa intitolazione ai fratelli Leale- dichiara l’assessore comunale allo Sviluppo economico Mario Mascia- che avviene grazie ad una staffetta partita nella prima consiliatura e arrivata fino a qui oggi. Questa piazza diventa un presidio di libertà, di azione e di pensiero, perché dedicata a due fratelli che per la libertà si sono battuti, con la loro moralità, la loro cultura e il coraggio. Il loro ricordo sarà imperituro»

«Mio padre - racconta Corrado Leale - è stato un combattente, mandato in Irpinia e citato da un atto della Presidenza del Consiglio dei Ministri come perseguitato politico. Era un uomo di cultura, un insegnante molto conosciuto a Genova. Nel '45 tornò all’insegnamento che amava moltissimo, e divenne poi preside a Savona negli anni 70. Pensate a quanti giovani ha avuto come discepoli e alunni, e a quanti è riuscito a tramandare le sue idee liberali, attraverso meravigliose lezioni di filosofia, che ancora ricordo. Amava tanto anche la musica, la lirica, dipingeva ed era un poeta. Insomma, un uomo enciclopedico, di cui fin da piccolo ho sentito parlare solo in termini lusinghieri, il che fa bene al cuore. Arriviamo a questa giornata grazie all’impegno di amici e dedichiamo questi giardini a mio padre e a mio zio, Ettore Marco, giovane ufficiale combattente in Albania e Africa del nord, che non accettò di far parte delle truppe tedesche e repubblichine e che fu deportato in Germania, torturato, e ucciso un mese prima che liberassero il suo campo».

Ettore Marco Leale, dopo aver combattuto prima sul fronte albanese e poi in Nord Africa, tornato a Genova in licenza di convalescenza, l’8 settembre del 1943, riuscendo a evitare la cattura da parte dei militari tedeschi e repubblichini, aderì a formazioni residenti sull’appennino ligure. Nell’agosto del 1944 venne fatto prigioniero, successivamente deportato nel campo di concentramento di Mauthausen e nel novembre 1944 nel famigerato sotto-campo di lavoro forzato della miniera di Melk, dove poi venne ucciso, insieme a due prigionieri di religione ebraica, per mano di un soldato SS a colpi di calcio di fucile, morendo dopo dolorosa agonia il 5 aprile 1945 all’età di 29 anni.

Nel 2016 nella prefettura di Alessandria è stata consegnata al nipote Marco la medaglia d’oro alla memoria ad Ettore Marco Leale e di altri deportati nei lager nazisti conferita dal Presidente della Repubblica. Vittorio, ordinario di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico Mazzini, dove copriva anche il ruolo di vice preside, nel 1941 venne accusato di attività antifascista per aver fatto apologia del liberalismo nel suo corso di storia (così attestato in atti della presidenza del Consiglio dei Ministri del 1975) e per questo venne arrestato in classe e trasferito in confine di polizia in Irpinia. Fece ritorno a Genova solo nel 1945 alla fine delle vicende belliche e riprese l’insegnamento al Liceo Cristoforo Colombo di Genova, dove rimase fino ai primi anni ’70. Divenne poi preside del Liceo Classico Chiabrera di Savona e andò in pensione nel 1977 dopo oltre 40 anni di servizio.