Genova: IIT, dalle lucciole un nuovo trattamento per l'epilessia

di Redazione

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La ricerca sfrutta la bioluminescenza delle lucciole per prevenire l'iperattività dei neuroni, tipica delle crisi epilettiche

Genova: IIT, dalle lucciole un nuovo trattamento per l'epilessia

Arriva dalle lucciole, più precisamente dal meccanismo grazie al quale riescono a generare luce, un nuovo possibile trattamento per l'epilessia, soprattutto per i pazienti che risultano refrattari ai farmaci: è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori italiani coordinato da Fabio Benfenati dall'Istituto Italiano di Tecnologia, in collaborazione con l'Ospedale Policlinico San Martino e l'Università di Genova.

L'innovativo approccio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, sfrutta la bioluminescenza delle lucciole per prevenire l'iperattività dei neuroni, tipica delle crisi epilettiche. Con 550mila casi in Italia e oltre 50 milioni a livello globale, l'epilessia è una delle patologie neurologiche più diffuse, caratterizzata da un'eccessiva attivazione di alcuni neuroni, che alterano la normale funzionalità del cervello.

Uno degli approcci più innovativi oggi disponibili per la sua cura si basa sull'optogenetica: questa tecnica modifica geneticamente i neuroni in modo da fargli produrre le opsine, proteine che si attivano in risposta alla luce. Questa strategia, però, richiede l'inserimento di fibre ottiche nel cervello, un intervento piuttosto invasivo.

 Gli autori dello studio hanno ora trovato il modo di aggirare il problema. "Il nostro approccio si basa su tre elementi che vengono prodotti direttamente in tutte le cellule nervose grazie alla modifica genetica", dice Caterina Michetti di Iit e Università di Genova, prima autrice dello studio: "Si tratta di un'opsina collegata a un sensore e ad una molecola bioluminescente, la stessa che permette alle lucciole di emettere luce". L'attivazione avviene poi grazie alla semplice somministrazione di un farmaco, senza bisogno di inserire fibre ottiche. Il sensore, inoltre, rivela quando e in quali neuroni attivare il circuito per prevenire le crisi epilettiche in arrivo: "Il nostro sensore controlla che il neurone sia sano o epilettico - afferma Elisabetta Colombo dell'Iit, co-coordinatrice dello studio - e solo in quest'ultimo caso viene attivata l'opsina, che riporta l'attività neuronale a livelli fisiologici." La sperimentazione di una terapia basata su questo approccio è ancora a livello preclinico, ma i risultati mostrano una diminuzione nel numero di crisi epilettiche di 3 volte superiore rispetto ai pazienti non trattati, e una riduzione del 32% nella durata degli attacchi.