Francia, meduse invadono centrali nucleari: dopo Gravelines, stop a Paluel
di Sagal
La centrale nucleare di Paluel, in Normandia, ha ridotto di 2,4 gigawatt la propria produzione a causa di un’invasione di meduse. È il secondo episodio in Francia dall’inizio dell’anno, dopo lo stop forzato di quattro reattori a Gravelines. Lo riporta il sito impakter.com, che sottolinea come le meduse abbiano intasato i sistemi di raffreddamento senza provocare danni agli impianti o ai lavoratori.
Stop a Gravelines – Ad agosto, il più grande impianto nucleare francese, situato tra Dunkerque e Calais e collegato al Mare del Nord da un canale di raffreddamento, aveva dovuto spegnere quattro dei suoi sei reattori. L’impianto, con una capacità complessiva di 5,4 gigawatt, aveva visto fermarsi due terzi della produzione per l’afflusso massiccio di meduse.
La situazione a Paluel – Mercoledì scorso la centrale della Manica, che in condizioni normali produce 5,2 gigawatt, ha visto la propria potenza dimezzata. Le meduse hanno bloccato i sistemi di raffreddamento, costringendo i gestori a ridurre drasticamente l’attività. Anche in questo caso non sono stati registrati danni né alle strutture né al personale.
I precedenti – Episodi simili sono già avvenuti in passato in diversi Paesi. Nel 2011 la centrale di Torness, in Scozia, fu costretta a fermarsi, seguita nel 2013 dall’impianto svedese di Oskarshamn. Lo stesso sito di Gravelines era già stato colpito da un’invasione di meduse nel 1993. Gli scienziati parlano di jellyfish blooms, vere e proprie fioriture di meduse che possono contare centinaia o migliaia di esemplari. Tali fenomeni, secondo gli studiosi, si stanno verificando con maggiore frequenza.
Il ruolo del cambiamento climatico – Una delle cause principali è il riscaldamento globale. Le acque più calde favoriscono la riproduzione delle meduse, come spiega Derek Wright, consulente di biologia marina presso la National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense: “Le meduse si riproducono più velocemente quando l’acqua è calda, e poiché zone come il Mare del Nord si stanno scaldando, la finestra riproduttiva si sta allargando sempre di più”.
L'attività dell'uomo – Anche l’eutrofizzazione, dovuta all’afflusso di sostanze nutritive derivanti da scarichi fognari o residui agricoli, contribuisce a creare ambienti favorevoli. La proliferazione di alghe riduce l’ossigeno disciolto nell’acqua, ma le meduse possono sopravvivere in queste “zone morte” dove altre specie soffocano, trovando abbondanza di cibo e spazio per riprodursi. La crescita demografica delle meduse è accentuata dalla riduzione dei predatori naturali, in particolare tonni e tartarughe marine. La pesca intensiva ha ridotto in maniera significativa la presenza di tonni, lasciando via libera alle meduse.
Vita infinita – Alcune specie di meduse sono considerate biologicamente immortali. La Turritopsis dohrnii, soprannominata “medusa immortale”, ha la capacità di rigenerarsi. La biologa Lisa-ann Gershwin, direttrice del Marine Stinger Advisory Service in Tasmania, spiega: “Quando la Turritopsis muore, le sue cellule si riorganizzano in piccoli polipi che continuano a clonarsi. In pochi giorni possono ricoprire un intero molo e, se le condizioni sono favorevoli, fioriscono in grandi quantità”. Nonostante la vita breve della maggior parte delle specie, spesso limitata a una sola estate, gli scienziati avvertono che il problema potrebbe ripetersi con maggiore frequenza in futuro. Il riscaldamento delle acque e l’adattamento delle meduse rendono questi episodi sempre più probabili.
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