Forum dello shipping, Zanetti (Confitarma): "Le normative locali sono disallineate rispetto agli standard internazionali"
di Carlotta Nicoletti
L’Economia del Mare vale oltre il 10% del PIL italiano, ma rischia di perdere competitività per crisi geopolitiche e normative
L’Economia del Mare in Italia rappresenta un pilastro fondamentale, generando un PIL di quasi 180 miliardi di euro, oltre il 10% del totale nazionale. Tuttavia, la centralità del Mediterraneo e del sistema portuale italiano è minacciata da crisi geopolitiche, riorganizzazione delle rotte marittime e normative disallineate rispetto agli standard globali. Questi i temi affrontati nel discorso di Mario Zanetti, ad Costa Crociere e presidente Confitarma.
Numeri e impatti – Con oltre 230mila imprese e un milione di occupati, l’Economia del Mare produce un valore aggiunto diretto di 65 miliardi di euro e attiva un moltiplicatore di 1,8 per ogni euro investito. Il trasporto marittimo si conferma il segmento più strategico, con un moltiplicatore economico di 2,7. L’Italia utilizza il trasporto via mare per il 60% del proprio interscambio commerciale internazionale, ma la crisi del Mar Rosso sta riducendo drasticamente i transiti nel Canale di Suez e penalizzando i porti italiani a favore di hub mediterranei come Barcellona e Tanger Med.
Crisi globali – Le tensioni geopolitiche, come il conflitto Israelo-palestinese e la guerra in Ucraina, stanno riorganizzando le rotte. Le deviazioni verso il Capo di Buona Speranza hanno aumentato i costi operativi (carburante, CO2, ETS) e i tempi di navigazione, danneggiando la competitività dell’Italia. Intanto, l’aumento del traffico delle “dark fleet”, che aggira le normative internazionali, solleva preoccupazioni su sicurezza e sostenibilità ambientale.
Transizione green – Nonostante lo shipping sia il mezzo di trasporto più eco-compatibile, il Green Deal europeo e normative come ETS e FuelEU Maritime pongono sfide onerose per il settore. “Le normative locali sono disallineate rispetto agli standard internazionali,” evidenziano gli esperti, con il rischio di aumenti di costo per l’intera filiera logistica e per i consumatori finali.
Futuro e rischi – Senza adeguate strategie, il sistema portuale italiano, valutato in 52,4 miliardi di euro, rischia di essere marginalizzato, minacciando le nostre manifatture e l’export. L’Italia, priva di uno sbocco atlantico, deve affrontare il rischio di isolamento nel nuovo scenario geopolitico e commerciale.
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