Femminicidio Genova, "Assurdo che nel 2021 le donne paghino con la vita la fine di una relazione"
di Alessandro Bacci
Il centro per non subire violenza: "Non siamo di fronte a un raptus! Spesso la donna invece di essere vittima, viene messa in discussione"
L'omicidio di Clara Ceccarelli a Genova ha riacceso i riflettori sul tema dei femminicidi. La donna è stata uccisa senza pietà dall'ex compagno che non ha accettato la fine della relazione. Si tratta del primo caso in Liguria in questo 2021, e a pochi giorni di distanza arriva anche la dura condanna del 'centro per non subire violenza' di Genova: "Questo è l'ennesimo epilogo drammatico, in seguito ad una decisione della donna di interrompere la relazione - afferma Chiara Panero - Questo episodio ci fa riflettere su tanti aspetti. Il primo aspetto, importantissimo, è continuare con il lavoro che stiamo stiamo facendo come centro antiviolenza sulla prevenzione. E' importante combattere questa cultura patriarcale che considera la donna come se fosse un'oggetto. La seconda riflessione è che la donna sappia che non è da sola, la violenza e l'aggressività non sono un problema da risolvere in famiglia, ma un problema che può essere risolto con l'aiuto del centro antiviolenza, delle istituzioni... E' importante che la donna senta che non è da sola e che senta di poter chiedere aiuto, non è una vergogna, ma in un momento di difficoltà si può chiedere aiuto e riceverlo. E' importante che i mass media, le tv, i giornali possano veicolare un messaggio importantissimo: non siamo di fronte a un raptus, una termilogia che viene usata in psichiatria per identifcare un atto violento nei suoi confronti o nei confronti di altri da parte di un malato. I dati ci dicono che sono le persone cosidette normali che purtroppo compiono quest'atto definitivo. Nel 2021 non possiamo più permettere che una donna che decide di interrompere una relazione possa pagare questa sua scelta con la vita."
I dati Istat parlano di una diminuzione degli omicidi ma non dei femminicidi in Italia: "Un dato da tenere in considerazione. Tutti i soggetti che compongono la rete antiviolenza, quindi centro antiviolenza, le forze dell'ordine, gli ospedali, i servizi sociali, devono ancora di più collaborare per proteggere le donne che si rivolgono a noi. In tante occasioni la donna invece di essere vittima, viene messa in discussione e per lei è come se fosse una doppia vittimizzazione. Viene chiamata vittimizzazione secondaria. Tutti insieme dobbiamo lavorare per lo stesso obiettivo: la protezione e credere e stare vicino alle donne." Conclude Panero.
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