Ex Ilva: 10 offerte sul tavolo dei commissari, un trio di società in lizza per l'intero gruppo
di Stefano Rissetto
Cavo (NM), vicepresidente commissione Industria Camera: "Risultato importante per la consistenza e il numero di offerte che garantiscono possibilità di scelta"
Entro la mezzanotte di ieri, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria hanno ricevuto dieci offerte per l’acquisizione degli stabilimenti dell’ex Ilva. Tra queste, tre riguardano l’intero complesso aziendale, mentre sette si concentrano su singoli asset. Un tema che continua a preoccupare sindacati e lavoratori è la possibile divisione del gruppo, un’ipotesi che potrebbe comportare la chiusura di alcuni stabilimenti e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Le offerte ricevute - Secondo quanto comunicato dai commissari, tra le offerte per l’intero gruppo spiccano quelle delle cordate Baku Steel Company Cjsc e Azerbaijan Investment Company Ojsc, di Bedrock Industries Management Co Inc e di Jindal Steel International. Le altre sette proposte, invece, si concentrano su singoli stabilimenti, con la partecipazione di gruppi come Marcegaglia, Eusider e Sideralba. "Si riserva un periodo di tempo congruo per esaminare le proposte ricevute", hanno aggiunto i commissari, facendo intendere che la decisione finale richiederà ancora tempo.
Il commento di Ilaria Cavo - "Un risultato importante per la consistenza e il numero di offerte che garantiscono una possibilità di scelta. il lavoro importante dei commissari inizia adesso, quello di valutazione e costruzione di sinergie. Ma l'importante è avere materia su cui costruire e lavorare e dalla comunicazione delle offerte il tessuto c'è. I profeti di sventure sono stati smentiti, ma ci dovrà essere un lavoro di condivisione con le parti sociali e sindacali nella consapevolezza che non si sarà obbligati ad affidarsi a un proponente ma si ha un ampio ventaglio di offerte. Seguiremo gli sviluppi tenendo presente che l'obiettivo sarà l'occupazione, la tutela dei lavoratori, il potenziamento degli investimenti e la decarbonizzazione". Così Ilaria Cavo, vicepresidente della commissione Attività produttive alla Camera.
La posizione di Fim Cisl - 'Sicuramente si tratta di un primo passo in avanti verso quella che potrà essere l’autonomia dell’impresa, ma che, rispetto al passato, va governata con regole certe, perché gli investimenti che verranno proposti nel piano industriale di chi arriva, possano vedere una continuità nella loro realizzazione. Ci vorrà una sorveglianza forte da parte dello Stato, perché non sono investimenti che prevedono poche risorse e soprattutto non prevedono pochi anni. Devono quindi rispondere a quelle garanzie necessarie dichiarate dalle organizzazioni sindacali, con un piano industriale che tenga conto delle esigenze dei vari stabilimenti, delle necessità ambientali, con investimenti negli impianti utilizzando le migliori tecnologie possibili per la produzione d'acciaio, ma dando tutta l’attenzione all'aspetto occupazionale. Un occhio particolare, inoltre, dovrà essere tenuto alla tenuta di tutto quanto il gruppo e non solo ad alcune sue parti, compresi i lavoratori in amministrazione straordinaria di ILVA’’, spiega Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.
Le preoccupazioni della Uilm - Immediata è arrivata la reazione di Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, che ha chiesto un incontro urgente a Palazzo Chigi con il governo e i commissari dell’ex Ilva. "Non ci sono novità rilevanti rispetto ai mesi scorsi", ha dichiarato Palombella, che ha espresso preoccupazione per la proposta di un possibile "spezzatino" aziendale. "Gli imprenditori italiani hanno presentato offerte solo per singoli stabilimenti, ma noi restiamo contrari a questa opzione, che porterebbe alla chiusura di alcuni siti", ha affermato il sindacalista, sottolineando i rischi per l’occupazione e per l’ambiente.
Numeri allarmanti - La situazione all’interno degli stabilimenti è ormai al limite. Con quasi 3.000 lavoratori in cassa integrazione, la produzione è ai minimi storici, e molti impianti sono fermi. Il ritardo nei pagamenti agli appaltatori e la difficoltà nell’erogazione degli stipendi sono solo alcuni dei problemi che affliggono la struttura. "La vertenza non è chiusa", ha aggiunto Palombella, che ha ribadito la necessità di agire tempestivamente per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. "Non c'è più tempo da perdere", ha detto il segretario della Uilm, chiedendo una accelerazione nel processo di vendita e nelle soluzioni per i lavoratori.
Gli obiettivi sindacali - Per il sindacato, gli obiettivi fondamentali rimangono chiari: tutela ambientale, salvaguardia occupazionale per i lavoratori diretti e indiretti, e la produzione di acciaio ecosostenibile e di qualità. Un altro punto cruciale è il controllo pubblico sull’azienda, con la Uilm che si oppone all'uso della "golden power" come strumento per salvaguardare l'interesse nazionale. "Vogliamo un futuro solido per i lavoratori e le comunità, e un asset strategico per il nostro Paese", ha concluso Palombella.
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