Elezioni, "esodo" da Italia Viva dopo la scelta di Renzi di tornare a sinistra. "Nulla di peggio che tradire se stessi"

di Stefano Rissetto

3 min, 29 sec

Se ne vanno il deputato Marattin e un gruppo di iscritti liguri, tra cui i dirigenti Manuela Arata, Paola Nicora e Claudio Regazzoni

Elezioni, "esodo" da Italia Viva dopo la scelta di Renzi di tornare a sinistra. "Nulla di peggio che tradire se stessi"

Italia Viva perde i pezzi a Roma e anche in Liguria, dopo la scelta di Matteo Renzi di tornare a sinistra, nel "campo largo" a partire dalle prossime amministrative, tra cui le regionali in Liguria. Luigi Marattin, parlamentare ed esponente di spicco di Italia Viva (nella foto con Matteo Renzi e Raffaella Paita), ha infatti lasciato il partito di Matteo Renzi e con lui se ne vanno altri quattro dirigenti territoriali: Emanuele Cristelli (Friuli Venezia Giulia), Valeria Pernice (Verona), Giorgia Bellucci (Rimini) e Alessandro Pezzini (Lodi), ha annunciato l'addio al partito guidato da Matteo Renzi in una conferenza stampa alla Camera.

In Liguria, se ne vanno anche alcuni iscritti di primo piano, tra cui Manuela Arata (ex presidente del Festival della Scienza), Paola Nicora e Claudio Regazzoni, in un gruppo che comprende anche Cristina Favati, Andrea Pizzo, Sandra Carena, Olindo Repetto, Gabriele Noceti, Ivano Daniele, Giancarlo Pacetti, Teresa Maggiore, Patrizia Lanza, Livia Ellida, Ignazio Semino, Andreina Barbieri, Nicolina Ganduglia, Roberto Nason e Matteo Giordano.

"Non esiste cosa peggiore - scrivono gli ormai ex esponenti di Italia Viva, in una lettera ai dirigenti Arianna Viscogliosi, Davide Falteri ed Eugenio Musso - che tradire sé stessi, i propri convincimenti, le cose in cui si crede. La politica è passione, partecipazione e impegno collettivo. È condivisione di un progetto all'interno di una variegata comunitá di uomini e donne. Sono obiettivi comuni, rispetto delle idee differenti, dibattito. Quando viene meno questo rispetto, quando le decisioni vengono prese in modo unilaterale senza che ve ne sia motivo di urgenza, quando viene meno la fiducia nei confronti dei propri dirigenti che anziché alimentare il confronto lo soffocano, allora la comunità si sfalda, entra in crisi e muore. Quando le scelte calate dall'alto risultano incomprensibili, ma soprattutto incoerenti, la comunità soffre. Abbiamo compiuto insieme un percorso affascinante, complesso, pieno di ostacoli, abbiamo accolto la  sfida difficile di cambiare questo Paese. Lo abbiamo fatto con amore e sacrificio, costruendo amicizie e rapporti che sicuramente reggeranno a questa crisi. Proprio perché non possiamo tradire noi stessi, per coerenza e lealtà, di fronte ad un cambiamento di rotta che contraddice tutto quello in cui abbiamo creduto, senza averne spiegazioni plausibili e senza ascolto delle perplessità emerse numerose da una comunità intelligente che meritava ben altra considerazione, non condividendo le scelte politiche del nostro partito abbiamo deciso di uscirne. Scelta sofferta e difficile".

Parole analoghe a quelle usate da Luigi Marattin: "E' con forte dispiacere ma con altrettanto forte convincimento che annunciamo il nostro addio alla comunità di Italia Viva. Le uscite da Iv sono già iniziate nei giorni scorsi. Per molti di noi questa non è solo la fine di un percorso durato 5 anni, ma di un percorso molto più lungo con Matteo Renzi. Mi sono dimesso dal gruppo Iv per aderire al gruppo Misto", ha detto Marattin.

"Noi non condividiamo la scelta fatta e compiuta di aderire al campo largo. Nel metodo e nel merito. Nel metodo perché una scelta del genere deve essere presa in un congresso. Vediamo poi che nel campo largo c'è chi dice che è meglio che Iv non entri: non è questo l'esito che merita la comunità di Iv, farsi dire no da M5S e Fratoianni". Nel merito "questa è una scelta che non condividiamo perché noi siamo convinti che le posizioni del campo largo siano antitetiche a quelle che hanno costituito la cifra del renzismo", sottolinea ancora Marattin.

Nei giorni scorsi, Marattin aveva manifestato perplessità sia per la scelta di Renzi di tornare a sinistra, sia per la candidatura di Andrea Orlando. "Persona stimabile, rappresenta una sinistra molto lontana da una sensibilità liberal-democratica, per cui se fossi ligure non lo voterei. Lo pensava - ha detto al QN - anche tutta Italia Viva, fino a poche settimane fa. Si diceva che contro di lui Toti avrebbe vinto persino dai domiciliari".

E ancora: "Non credo nelle coalizioni dove c’è tutto e il contrario di tutto e che stanno insieme solo per non far vincere l’avversario. Le abbiamo viste già nel 1996 e nel 2006, ed entrambe le volte sono collassate. E l’attuale campo largo, dominato da una logica statalista e anti-mercato, cerca di tenere insieme persone che la pensano in modo radicalmente opposto praticamente su tutto".