Regionali, alla Festa dei Patrioti di Fratelli d’Italia Matteo Rosso lancia Rixi

di Matteo Cantile

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"Non dobbiamo avere fretta", dice il coordinatore dal palco di Beverino: con lui assessori e consiglieri del partito

Regionali, alla Festa dei Patrioti di Fratelli d’Italia Matteo Rosso lancia Rixi

“Non dobbiamo avere fretta, sul candidato dobbiamo essere tutti convinti: lo scegliamo insieme e poi lo sosteniamo senza se e senza ma. Rixi resta comunque la persona ideale”. Pensieri e parole di Matteo Rosso, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia che ha aperto ieri sera a Beverino la seconda Festa dei Patriot. Con lui, sul palco di un bel centro sportivo di paese, tutto lo stato maggiore ligure del partito, con i Senatori, i deputati, gli assessori e i consiglieri. E poi una pletora di ospiti d’onore: da Augusta Montaruli a Lucio Malan fino a Tommaso Foti. E le personalità di lusso si alterneranno sul palco fino a domani sera, quando la chiusura sarà affidata al presidente del Senato Ignazio La Russa, che in Liguria è di casa e sulle candidature alle prossime regionali ha un mandato ufficiale.

 

Davanti ai suoi sostenitori, dunque, Matteo Rosso rilancia il nome di Rixi, viceministro alle Infrastrutture; agli occhi di un melioniano il leghista ha tanti pregi: è conosciuto e apprezzato (è in testa al sondaggio commissionato dal partito), ha solida esperienza amministrativa e in più è della Lega, aspetto non secondario nel complessivo risiko delle regioni, che vede Fdi spingere per avere il Veneto del dopo Zaia.

 

Lo stile della Festa dei Patrioti è quello collaudato della sagra estiva, una sorta di festa dell’Unità sprovvista di bandiere rosse e pavesata di volti di Giorgia Meloni: la location trasuda una certa cura, di cui va molto orgoglioso il vecchio Gino Morgillo, storico esponente del centro destra spezzino e ligure che, seduto in platea, confida di avere finanziato, ai suoi tempi, la costruzione della tensostruttura che ci protegge la testa.

 

La regina di casa è Maria Grazia Frijia, la politica italiana con il cognome più difficile da scrivere correttamente, che dopo una lunghissima gavetta, prima nella comunicazione politica e poi nell’impegno diretto, ha finalmente raggiunto la vetta: deputato della Repubblica e vicesindaco della Spezia, non male per l’esponente di un partito che alla Spezia, fino a non molto tempo fa, viveva in semi clandestinità.

 

I convitati di pietra sono due: il ministro Sangiuliano, le cui dimissioni abbiamo apprese alla radio, accesa sugli stretti tornanti che portano a Beverino, e il candidato presidente di Regione del centrodestra, che ancora non c’è. Il primo viene difeso sul palco (“Ha fatto un grande lavoro”, ha detto di lui l’onorevole Montaruli) e scaricato sui tavoloni, quelli su cui vengono serviti degli ottimi ravioli al ragù, una succulenta porchetta e una generosa frittura di paranza (no, questa non è una festa per vegani…). La vicenda sentimental-politica del ministro che aveva collocato politicamente a destra Dante Alighieri, facendo sorridere storici e italianisti, che aveva posto Time Square al centro di Londra (con buona pace di Piccadilly e Trafalgar) e che faceva ispirare Colombo da Galileo con un secolo (abbondante) di anticipo, è derubricata a “comportamento da belinone”. Perché gli spezzini sono severi ma giusti.

 

Più complessa e politicamente rilevante (almeno alle nostre latitudini) è la questione del candidato. Anche qui c’è un sopra e un sotto il palco: sopra si dice che il tempo non manca, che è bene prendersi tutto lo spazio necessario per riflettere, che non saranno uno, due o tre giorni in più a cambiare i destini della partita. Sotto il palco, però, specialmente tra i militanti che non vedono l’ora di lanciarsi pancia a terra nella campagna elettorale, emerge un certo disagio. Orlando, l’avversario che qui nemmeno si nomina, è già in giro con i galloni sulla giacca, il centrodestra è di rincorsa.

 

Il nuovo appuntamento sarà lunedì a Roma: un altro vertice, ancora una volta lontano dalla Liguria (e questo non è un bene): Rixi, Cavo, Piciocchi. I nomi sono tre e vanno oggi collocati in quest’ordine, spazio per le sorprese non c’è. Perché per vincere o perdere bisogna almeno partecipare: e senza candidato alle elezioni non si va.