Economia circolare, il 36% delle aziende italiane resta scettico: gap tra grandi e piccole imprese

di M.C.

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Nonostante i vantaggi economici e ambientali, molte Pmi faticano ad adottare pratiche circolari. Normative e incentivi possono fare la differenza

Economia circolare, il 36% delle aziende italiane resta scettico: gap tra grandi e piccole imprese

Secondo il Circular Economy Report 2024 di Energy & Strategy, in Italia solo il 42% delle aziende ha adottato pratiche di economia circolare, mentre il 36% resta scettico, con una netta prevalenza tra le piccole e medie imprese (39%). Le Pmi, che costituiscono oltre il 75% del tessuto imprenditoriale, rappresentano una sfida cruciale per la transizione verso un modello produttivo più sostenibile.

Differenze tra Nord e Sud– La maggior parte delle aziende circolari si concentra al Nord, in particolare in Lombardia (31%). Al contrario, al Sud l'adozione delle pratiche di economia circolare è ancora limitata, evidenziando un divario territoriale che frena il pieno potenziale di questo approccio.

Pratiche diffuse– Il riciclo è la pratica più adottata (60%), seguita dal design per la riparabilità (48%) e dalla progettazione senza scarti (43%). Tuttavia, il riuso e la riparazione sono ancora poco diffusi, rispettivamente all'8% e al 22%, a causa delle difficoltà nel creare ecosistemi adeguati e di un'incertezza normativa.

Benefici ambientali ed economici– Le pratiche circolari hanno permesso di evitare circa 2,3 MtCO2eq all'anno, un risultato che rappresenta solo il 14% del potenziale totale di 16,8 MtCO2eq stimato al 2030. In termini economici, il risparmio cumulato nel 2024 ha raggiunto 16,4 miliardi di euro, con un incremento di 800 milioni rispetto al 2023.

Investimenti limitati– Nonostante un lieve aumento del 5% negli investimenti medi, pari a 160mila euro, la maggior parte delle imprese (41%) punta su progetti di piccola scala con un ritorno atteso entro 12 mesi. Questo dato riflette un approccio prudente, soprattutto tra le Pmi.

Normative come leva– Il report evidenzia come l'introduzione di normative europee, tra cui la Direttiva CSRD e la tassonomia UE, abbia incentivato alcune aziende a integrare principi di economia circolare. Tuttavia, l'88% delle imprese non utilizza strumenti di misurazione del livello di circolarità, segnalando un ritardo strutturale che limita i progressi.

Barriere e opportunità– Tra le principali difficoltà emergono l'incertezza normativa e la mancanza di ecosistemi adeguati. Di contro, la consapevolezza del management e gli incentivi economici rappresentano i principali fattori trainanti. “L'adozione di pratiche di economia circolare richiede tempi lunghi e un supporto stabile da parte del management”, ha dichiarato Davide Chiaroni, responsabile della ricerca.

Prospettive future– Per colmare le lacune, il rafforzamento della rendicontazione e l'allineamento agli standard internazionali possono spingere il mercato verso un modello economico più sostenibile e competitivo. Normative come l'Ecodesign e il Critical Raw Materials Act stanno ridefinendo le filiere produttive, promuovendo un approccio circolare lungo l'intero ciclo di vita dei prodotti.