Covid, un anno fa il primo caso a Codogno: 12 mesi dall'inizio dell'incubo
di Alessandro Bacci
365 giorni dal primo contagio in Italia, le nostre vite sono totalmente cambiate e tutti si chiedono: quando tornerà la normalità?
Un anno esatto dall'inizio della pandemia da coronavirus in Italia. Era il 21 febbraio 2020 quando da Codogno, una piccola località in Lombardia, arrivò la notizia di un primo caso con sintomi riconducibili al covid, quel virus cinese che fino a quel momento sembrava un qualcosa di lontanissimo. Il primo tampone effettuato diede esito positivo. Da quel giorno il concetto di normalità è completamente cambiato, non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo. 12 mesi dall'inizio dell'incubo. Inizialmente si pensava a un qualcosa di lontano, di una malattia controllabile come spesso accaduto in passato. Nessuno avrebbe pensato a una pandemia capace di mettere il mondo in ginocchio. 365 giorni fa si iniziava a parlare di mascherine, distanziamento, assembramenti: tutti termini che purtroppo abbiamo imparato a conoscere bene.
"E' come se fosse caduto un meteorite sulle nostre teste", dice Francesco Passerini, sindaco di Codogno (Lodi), ricordando all'ANSA i primi attimi subito dopo aver saputo che nell'ospedale della cittadina lodigiana era stato scoperto il primo paziente contagiato da coronavirus in Italia. "All'inizio speravo anche inconsciamente che tutto fosse circoscritto - ha detto - senza poter immaginare che da quel momento sarebbe cambiato tutto. Era una situazione strana, quasi incomprensibile, ma che aveva tutte le caratteristiche per pensare a qualcosa di grave, cosa che mi ha portato a chiudere subito la mia città per tutelare la nostra comunità. Adesso fortunatamente sappiamo di più sul virus e sappiamo che si può vincere e abbiamo anche un'arma in più che è il vaccino. Vogliamo vincerlo nella memoria di chi ha perso questa battaglia", ha concluso.
In un anno un virus invisibile agli occhi è stato capace di cambiare totalmente le nostre vite. Ciò che sembrava normale, un'uscita al ristorante, un film al cinema, una partita allo stadio o semplicemente una cena a casa di amici, è diventato un qualcosa di lontanissimo. A distanza di un anno abbiamo imparato a conoscere il nemico che ha lasciato sul campo di battaglia una scia di devastazione, lutto e crisi economica senza precedenti. In molti, tra i quali il sottoscritto, hanno affrontato la battaglia contro il Sarscov2 in prima persona comprendendo cosa significhi ammalarsi di un qualcosa di sconosciuto. Chi non è stato direttamente colpito dal virus, è comunque rimasto travolto da un evento che ha stravolto scenari ed abitudini, imposto limitazioni e nuove regole sociali, condizionato rapporti e penalizzato decine di categorie. A un anno esatto da quel contagio di Codogno una domanda sorge spontanea: quando riusciremo a tornare alla normalità? Scambiarsi un saluto, tornare a viaggiare, uscire dopo le 22 o andare in discoteca. Attività che un anno fa facevano parte della nostra vita e che oggi sembrano un lontano ricordo. La speranza è riposta nei vaccini, sperando che fra un anno la pandemia possa aver mollato la presa e che tutti noi potremo riprendere in amno le nostre vite. Questo è l'auspicio, ma il covid ci ha insegnato che fare previsioni non è mai stato così difficile. Ancora non si vede la luce in fondo al tunnel ma il desiderio sempre più intenso di normalità dovrà guidarci nella lotta contro il virus.
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