Cosimo Spagnolo: "Né vendetta né perdono, avremmo voluto giustizia"

di Maurizio Michieli

Il papà di "Spagna", ucciso 30 anni fa da un ultrà milanista: "Per noi è come se fosse successo ieri, ci manca nostro figlio"

"Né vendetta - perché non è con la vendetta che si risolvono le cose - né perdono perché non puoi perdonare qualcuno che ti ha ucciso un figlio. Sono trascorsi 30 anni, ma per noi è come se fosse ieri. Ci manca ogni giorno della nostra vita".

Ha parlato così, nel corso di We Are Genoa in onda su Telenord, Cosimo Spagnolo, papà di Vincenzo Claudio, detto Spagna, assassinato il 29 gennaio del 1995 dall'ultrà rossonero Simone Barbaglia prima di Genoa-Milan. Una tragedia che nessun genovese - e ovviamente non solo - potrà mai dimenticare. Men che meno può farlo una famiglia, che da allora ha vissuto la tragedia e il dolore con una sobrietà e una compostezza esemplari.

Dialogando con i colleghi Beppe Nuti, Vittoria Fracassi, Gessi Adamoli, Giovanni Porcella, Claudio Onofri e Pierangelo Castagneto, Cosimo ha aggiunto con il magone: "Avremmo voluto giustizia, quella sì ma è stata quella che è stata...". Già, condannato a 14 anni e sei mesi, Barbaglia è uscito dal carcere grazie all'indulto dopo avere usufruito di diversi permessi "premio". Una pena certamente poco severa per chi si è macchiato di un crimine così orrendo.

In questi 30 anni una volta all'anno il signor Spagnolo ha fatto sentire la sua voce prima di tutto per ricordare il figlio e poi per testimoniare un messaggio di speranza trovando sempre le parole più semplici e più giuste, parole che ogni giovane tifoso (e non solo giovane) dovrebbe ascoltare. Costituirebbero la miglior forma di prevenzione possibile affinché certe cose non accadano più e nessuno possa mai più morire per una partita di calcio.

Se Cosimo sarà stato orgoglioso di Vincenzo Claudio, sicuramente Spagna da lassù sarà orgoglioso di avere un padre come lui.

 

 

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