Convegno Giovani Confindustria, il presidente Di Stefano: "Su Pnrr serve scatto da Formula 1"

di Filippo Serio

Il portavoce lancia l'appello: "Su evasione invitiamo il Governo ad alzare l'asticella"

"Il nostro chiodo fisso è che il Pnrr sia implementato, con decisione" con "sforzi assomiglino più a uno scatto di Formula 1 che a una gara fra tricicli". Lo afferma il presidente di Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, osservando che il Pnrr "ci rende un sorvegliato speciale perché banco di prova per tutta l'Unione".

"La macchina dello Stato - dichiara Di Stefano - è in panne da anni e dobbiamo rivolgerci a voi, che oggi ne siete alla guida. Quindi, chiariamoci: non ci accontenteremo di ascoltare rimpalli di responsabilità, né sul presente né sul passato".

Sull'evasione il presidente Di Stefano lancia l'appello: "invitiamo con forza il Governo ad alzare l'asticella, finora è mancata "solo la determinazione politica e amministrativa di aggredirla".

"L'ingiustizia e l'ammanco di risorse che l'evasione determina sono indegne di un Paese civile", dichiara Di Stefano, aggiungendo: "che sia grande o piccola, la sua gravità non cambia. Perché entrambe ci parlano di un rapporto distorto con la cosa pubblica. Quel 'prendi e scappa' che è un problema prima di tutto culturale e poi materiale".


Un piano almeno quinquennale per l'Industria 5.0 per consentire una pianificazione degli investimenti. Con meccanismi applicativi chiari, semplici e stabili nel tempo e con risorse congrue. È la richiesta del presidente di Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano.

Questo "farà bene al Paese, non solo alle imprese, perché al centro di Industria 5.0 ci sono le persone e le conoscenze" per Di Stefano "Sono sempre le competenze a generare posti di lavoro di qualità. Perché i green jobs non nasceranno all'improvviso come margherite a primavera, in un contesto dove le aziende si danno letteralmente battaglia per assicurarsi i pochi lavoratori con qualifiche alte e altissime", dichiara Di Stefano. E occorre spezzare il "circolo vizioso" tra bassa preparazione del capitale umano, contesto inefficiente, e bassi salari, come riflesso della bassa produttività. "Che la settimana lavorativa sia lunga o corta, il nodo resta sempre la produttività. Se questa non cresce, non ci sarà salario minimo che tenga, per quanto giusto".

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