Comunali, Crucioli non scioglie le riserve sulla candidatura: "Avrete mie notizie prossima settimana"
di R.O.
Su Piciocchi e Salis: "Persone in gamba" ma "non c'è un candidato sindaco che dice schieriamo Genova per la pace. Con Leonardo e Fincantieri, se scoppia la guerra la prima bomba è per noi"

Si barrica dietro un "non è ancora il momento di parlarne" ma a giudicare dalle voci della piazza radunata per protestare contro le politiche dell'Unione Europea sugli armamenti e sulla guerra in Ucraina, è lecito pensare che anche Mattia Crucioli sarà della partita alle elezioni comunali che si terranno a Genova il 25 e 26 maggio. Qualcosa bolle in pentola: lo stesso leader di Uniti per la Costituzione, mentre la piazza si colora di bandiere double face Italia-Russia, ammette che martedì, "spero, sennò comunque in settimana", ci saranno sue notizie "in un senso o nell'altro". Intanto in piazza si intravede il logo del 2022, con un nastro rosso a coprire la scritta "Crucioli sindaco". "Lo avevamo fatto per una vecchia manifestazione" spiega Crucioli, che poi ammette: "Ora potremmo toglierlo".
Riflessioni - La riflessione in corso riguarda principalmente l'ampliamento della proposta politica, perché se i due candidati principali - Silvia Salis per il centrosinistra e Pietro Piciocchi per il centrodestra - sono "persone in gamba", sia loro che i rispettivi sostenitori secondo Crucioli "dicono le stesse cose sulle questioni di gran lunga più importanti per i cittadini, non c'è un candidato sindaco che dice schieriamo Genova per la pace. Non dimentichiamoci che in questi due schieramenti ci sono da una parte Forza Italia, Fratelli d'Italia eccetera che hanno votato a favore del riarmo e dall'altra parte la sinistra, anche se il Pd formalmente dice no all'aumento di armi, poi i suoi europarlamentari, votano a favore. Per non parlare di Calenda o di Renzi, che sono assolutamente più bellicosi di tutti". Secondo Crucioli " non tutti accettano l'idea che le elezioni comunali debbano parlare solo della buca piuttosto che degli autobus. Cose importantissime e su cui noi abbiamo sempre avuto un'attenzione massima, non ci sottraiamo a un programma locale".
Timori e proposte - "Se scoppia la guerra, la prima bomba è per noi, per Genova" dice Crucioli esprimendo i suoi timori per la presenza di Leonardo e Fincantieri, "tra le più grosse produttrici di armi qui sul nostro territorio" e che quindi potrebbero attirare l'attenzione dei nemici nel caso l'Italia venisse coinvolta direttamente in un conflitto. Ma per il leader di uniti per la Costituzione è anche una questione etica: "Io non voglio avere un produttore di strumenti di morte, voglio la riconversione di quelle imprese. Invece loro dicono l'esatto opposto. Converti le imprese civili, l'automotive, gli facciamoli fare carrarmati. Capite che sono questioni fondamentali e diametralmente opposto a quello che diciamo noi".
Questione di coerenza - La posizione di Crucioli, nelle sue definizioni, è sempre stata chiara: "Sono equidistante da destra e sinistra". Nella pratica qualcuno ha incominciato a intravvedere nell'ultimo periodo un avvicinamento al centrodestra, tanto da definirlo "avvocato difensore della giunta". "Se parlo più per smascherare il centrosinistra è perché sono più ipocriti - spiega -. Sono quelli che dicono no alle armi, ma poi votano sì alle armi. Sono quelli che dicono sì alle libertà, ma sono gli unici che, ad esempio, hanno cercato di togliermi la sala per il convegno dove avremmo semplicemente detto la nostra opinione, che non erano più scandalosa delle cose che vi sto dicendo adesso. Cioè: siamo sicuri che la Russia sia il nemico assoluto e da lì dipenda il bene dell'umanità? Non è possibile invece provare a sentire anche le loro ragioni e provare a mediare. Gli unici che hanno tentato di farci chiudere le sale di Tursi per non farci dire questo sono quelli del Pd. Questo il centrodestra non lo fa, ma non sono d'accordo nemmeno con loro su tante cose. Per esempio sono stato tra i primi a denunciare la situazione del palasport".
Crucioli faceva riferimento alla discussa proiezione del documentario filorusso "Maidan, la strada per la guerra" avvenuta il 28 febbraio proprio nel salone di rappresentanza di palazzo Tursi. Tra i più battaglieri contro la proiezione la consigliera di Azione Cristina Lodi: "Rispecchia quella narrazione che Vladimir Putin continua da anni a raccontarci. Conferenza organizzata da un consigliere comunale nella quale verrà proiettato il docufilm Maidan, una strada verso la guerra la cui trasmissione è stata già vietata in diversi comuni italiani. L’Unione europea e l’Italia hanno dall’inizio condannato l’aggressione militare russa contro l’Ucraina e hanno chiesto alla Russia di cessare l’azione militare, rispettando l’indipendenza dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti. Perciò il diniego da parte del Comune di diffondere contenuti falsi che incitano all’odio verso la popolazione ucraina e giustificano l’aggressione di uno Stato sovrano è moralmente doveroso e pienamente rispettoso delle misure europee".
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