Capo dell'opposizione o ritorno in parlamento? Orlando sfoglia la margherita ma in Liguria c'è chi preme perché resti

di Matteo Cantile

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Con le elezioni comunali di Genova programmate per la prossima primavera la classe dirigente ligure del Pd potrebbe avere bisogno di un leader del suo calibro

Capo dell'opposizione o ritorno in parlamento? Orlando sfoglia la margherita ma in Liguria c'è chi preme perché resti

Acquisito il risultato, e iniziato l'invitabile processo, il centrosinistra ligure è alle prese con una domanda di fondo da cui discenderanno molte decisioni future: cosa deciderà di fare Andrea Orlando?

Capo dell'opposizione? - Interpellato dai giornalisti assiepati al Mog per la sua conferenza stampa post elettorale, il candidato del centrosinistra ha rimandato ogni decisione sul proprio futuro: "Mi vedrò con il gruppo dirigente locale e nazionale e insieme decideremo cosa sia meglio". Il bivio è noto: Orlando può accettare l'elezione in consiglio regionale in Liguria, divenendo in questo modo il capo dell'opposizione al presidente Marco Bucci, oppure decidere di rinunciarvi, e tornare così al suo ruolo di parlamentare a Roma. Se restasse in via Fieschi decadrebbe a Montecitorio e al suo posto subentrerebbe alla Camera dei deputati il primo dei non eletti, ovvero Alberto Pandolfo; se rinunciasse al suo seggio in Regione, invece, al suo posto entrerebbe in Consiglio, per il complicato calcolo dei resti, la candidata di Azione, in corsa in Liguria nella lista Patto civico e riformista per Orlando, Cristina Lodi

L'invito a restare - I big del centrosinistra ligure tengono le bocche serrate attorno a questa decisione: "Sarà Orlando a decidere in totale autonomia", ha detto per esempio a Telenord Armando Sanna, il campione di preferenze di questa tornata elettorale (è il più votato dell'intero Consiglio, l'unico a sfondare il tetto delle 8mila preferenze). Ma sondando in via confindenziale diversi esponenti con le spalle larghe emerge chiara la speranza che Orlando, alla fine, decida di restare in Liguria per interpretare il ruolo del leader, del federatore dell'intera area di centrosinistra. L'idea generale è che nella nostra regione il Pd abbia diversi top player, dal già citato Sanna a Katia Piccardo, da Federico Romeo a Simone D'Angelo, passando per Davide Natale, Roberto Arboscello ed Enrico Ioculano, tutti stra votati nei rispettivi collegi, ma manchi di una personalità politica che emerga sulle altre, che sappia smussare gli angoli e lavorare di squadra. 

Elezioni imminenti - Del resto il centrosinistra, dopo avere clamorosamente fallito la corsa regionale, che lo scandalo giudiziario che ha travolto l'ex presidente Toti sembrava avere spianato, non può continuare a subire batoste e le prossime elezioni amministrative di Genova, programmate per la prossima primavera, sono un'occasione veramente troppo ghiotta. Perdere anche quelle sarebbe un colpo davvero duro per le segreterie regionale e provinciale. 

Un clamoroso vantaggio - Se limitiamo il raggio d'analisi della sconfitta elettorale di Orlando al solo Comune di Genova emerge con chiarezza un dato che produce ottimismo in vista delle prossime comunali: il centrosinistra così come si è presentato alle Regionali, infatti, è in vantaggio rispetto al centrodestra di 18.602 voti che valgono un significativo 7,98% di scarto sulla coalizione avversaria. Un tesoretto che il campo largo, o come si chiamerà da qui alla prossima primavera, deve cercare di non disperdere. E per farlo ha bisogno di un leader: Orlando, al di là della sconfitta, ha dmostrato di esserlo. 

Cosa pensa lui? - L'ex ministro è totalmente impenetrabile e chi gli sta intorno non aiuta. Ma anche qui, scavando scavando, qualcosa emerge: Orlando ha rifiutato la candidatura Europea, quella che un po' velenosamente è stata servita a tutti gli avversari di Elly Schlein, per poter contare ancora all'interno del partito e provare l'avventura in Liguria. Lui stesso ha smentito che la scelta di non andare a Bruxelles e Strasburgo fosse determinata da una logica di potere romano quanto, piuttosto, dall'idea di servire i propri concittadini nella regione in cui è nato. Orlando potrebbe fare anche qualche considerazione più utilitaristica: è entrato in parlamento che era poco più d'un ragazzino (era il 2006 e lui aveva da poco compiuto 27 anni), ha servito tre volte da Ministro in quattro diversi Governi (Ambiente nel Governo Letta, Giustizia nei Governi Renzi e Gentiloni, Lavoro nel Governo Draghi), è difficile in questa fase politica che a Roma possa togliersi altre grosse soddisfazioni. La Liguria, insomma, più che un ripiego potrebbe essere un rilancio della sua carriera politica: Orlando ci sta pensando.