Calcio: giallo a Cagliari, muore misteriosamente Capone, segnò alla Samp al 96' nella gara western di Tempio Pausania
di Stefano Rissetto
Fu protagonista, con un tiro dalla distanza allo scadere del recupero, di una delle tante vittorie rocambolesche dei sardi sul Doria
Forse una caduta accidentale nella suite a due piani dell'albergo a cinque stelle di Cagliari affacciato sul porto, Palazzo Tirso. Avrebbe battuto la testa scendendo da una ripida scala: Andrea Capone, (a sinistra nella foto), ex del Cagliari, uno dei giocatori più promettenti del calcio italiano della classe 1981, è morto così ieri mattina nel capoluogo sardo. L'ex trequartista, che ora si occupava dell'azienda familiare, si era trattenuto nell'hotel dopo aver partecipato durante la serata a una festa di battesimo. Sembra che non trovasse più le chiavi dell'auto (ritrovata poi chiusa nei dintorni del resort) e così ha preso una camera. A scoprire il corpo il personale dell'hotel che ha chiamato i soccorsi. Sul posto la polizia per cercare di ricostruire i fatti: in mattinata sono state ascoltate diverse persone e saranno anche vagliati i filmati delle telecamere di sorveglianza dell'albergo. Acquisito, ma non sequestrato, il cellulare della vittima.
Cagliaritano (il padre era il patron di un glorioso club cittadino) era cresciuto nelle giovanili della sua squadra del cuore. L'esordio tra i professionisti a 19 anni nella prima giornata della stagione 2000-2001, in Serie B. Rimane in rossoblù fino al 2006: in mezzo i prestiti a Sora e Treviso. Nella stagione 2003-2004, quella del ritorno in Serie A con Gianfranco Zola capitano, darà il suo contributo con 2 reti in 22 gare. Saranno le annate 2005-2006 e 2006-2007 a consacrarlo in A. In tutto realizzerà in rossoblù 123 presenze e 12 gol. Cordoglio del Cagliari e del patron Giulini: "Il legame con la sua Terra rimarrà impossibile da scalfire, per un ragazzo da sempre noto per professionalità, dedizione e passione", scrive il club sui social.
Ai tifosi sampdoriani Capone era noto per il gol al 96' in Cagliari-Sampdoria del 13 dicembre 2002. Si giocava sul campo neutro di Tempio Pausania perché il Sant'Elia era stato chiuso per l'intero campionato, dopo che la soluzione scelta da Cellino di costruire uno "stadio nello stadio", con tribune di tubi innocenti dietro le porte e sul rettilineo opposto alla tribuna, il 17 novembre precedente, durante Cagliari-Messina, aveva facilitato l'ingresso sul terreno di un tifoso che con un pugno aveva mandato all'ospedale il portiere giallorosso Emanuele Manitta. Quella gara, giocata con temperatura polare, fece parte della crisi doriana aperta il 25 novembre con la sconfitta di Siena in 11 contro 9 e il gol di Tiribocchi arrivato in doppia superiorità; proseguita con un punto solo in due gare interne consecutive (0-0 col Vicenza e 1-2 con la Ternana) e culminata a Tempio Pausania. Il Doria non fu mai convincente, Domizzi venne espulso a metà ripresa e allo scadere del sesto minuto di recupero, con un tiro da fuori area, Capone superò Fabrizio Casazza che Novellino aveva schierato al posto di Gigi Turci. La crisi proseguì il 19 in Coppa Italia a Perugia e si chiuse il 23 a Marassi col sofferto 3-2 (da 3-0 nel primo tempo a 3-2 nella ripresa) sul Verona. Nel prosieguo del campionato, fino alla promozione matematica ottenuta il 17 maggio proprio contro il Cagliari battuto 3-1 a Marassi, la Sampdoria avrebbe perso solo a Lecce il 10 febbraio (1-0), ininfluente la sconfitta di Venezia del 7 giugno (3-1) valsa la salvezza sul campo, prima dei ripescaggi agostani dovuti al "caso Catania", ai neroverdi di Bellotto.
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