Addio a Monica Vitti, il ricordo del critico genovese Fossati: "Icona mai contagiata dal divismo"
di Edoardo Cozza
Furio Fossati, esperto di cinema e giurato alla Mostra di Venezia, racconta l'attrice scomparsa a 90 anni: "Subito protagonista, seppe cambiare registro e toni"
È morta a 90 anni Monica Vitti, vera icona del cinema italiano, molto amata dal pubblico e nota per una serie di film rimasti nell'immaginario di tutti: da "La Notte" a "L'anatra all'arancia".
A ricordarne la figura a Telenord è Furio Fossati, critico cinematografico di lunga data, genovese d'adozione e giurato alla Mostra del Cinema di Venezia: "È stata una figura molto particolare, perché è entrata nel cinema a gamba tesa, con ruoli subito da protagonista, senza fare gavetta. Fu scelta da Antonioni per film complessi con personaggi da ricordare".
Poi un improvviso cambio di registro: "Lei si è poi staccata da questo timbro e si è rimessa in gioco in maniera completa come attrice comica, apparentemente leggera, ma in film con contenuti di vario tipo".
Un'attrice molto nota, ma con lati umani davvero importanti" Lei amava essere attorniata da gente, ma non ha mai dato buca a me o ai colleghi della stampa: era molto empatica. Non era contaminata dal divismo".
Il suo legame con la Liguria non è stato molto profondo: vi ha girato un solo film, nel 1967, a Portofino. Il titolo era "Fai in fretta a uccidermi... Ho freddo!", ma Fossati spiega: "A quel tempo il cinema era molto romanocentrico, con qualche puntata a Milano soprattutto per le commedie. Oggi è cambiato tutto, ma all'epoca quasi tutti i film erano girati nella Capitale".
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