Accordo Governo-Calabria: Meloni, infrastrutture sono la priorità

di Redazione

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Meloni: “In queste risorse rientrano, per essere precisi, i 142 milioni di euro che sono stati già assegnati"

Accordo Governo-Calabria: Meloni, infrastrutture sono la priorità

“La Calabria è la decima Regione che firma questo accordo, è la prima che firma questo Accordo nel Mezzogiorno d’Italia. Noi con questo Accordo – lo diceva il Presidente Occhiuto – mettiamo a disposizione di questo territorio 2 miliardi e 863 milioni di euro, però se a queste risorse aggiungiamo quelle che sono state rese disponibili da altre fonti di finanziamento, che sono circa 257 milioni, arriviamo qui con un investimento complessivo di 3 miliardi di euro”.

IL presidente Meloni nel suo discorso durante la firma dell’accordo con la Regione Calabria per fondi sviluppo e coesione:“In queste risorse rientrano, per essere precisi, i 142 milioni di euro che sono stati già assegnati come anticipo nel 2021 e rientrano i 440 milioni di euro che abbiamo attribuito con una legge apposita alla Regione Calabria per combattere il rischio idrogeologico. Queste risorse – continua Meloni – serviranno a finanziare complessivamente 317 progetti per questo territorio. Questi progetti però sono concentrati su poche priorità, proprio per rispondere all’idea di strategia che citavo prima.

La priorità delle priorità che noi finanziamo con questo Accordo di sviluppo sono le infrastrutture. Alle infrastrutture questo Accordo complessivamente dedica oltre un miliardo di euro. Parliamo di infrastrutture viarie, di trasporto pubblico, di porti – poi tornerò sul tema dei porti. Ci sono i 300 milioni di euro destinati per legge alla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, quello che molti amano definire “il ponte che non si farà mai”. “È impossibile fare il Ponte sullo stretto di Messina”, io sono convinta che impossibile sia la parola che usano quelli che non hanno coraggio, che non hanno voglia di lavorare, perché per quelli che hanno coraggio e hanno voglia di lavorare le cose si fanno.

Sono venuta qui tante volte, quando ero all’opposizione, mi piace dimostrare che le cose che ho detto quando ero all’opposizione non sono cambiate quando sono al governo. Ogni volta che mi sono trovata nel Mezzogiorno d’Italia io ho sempre parlato di infrastrutture, se vogliamo di “infrastrutture di cittadinanza”. Qualche volta abbiamo giocato su questo termine, perché vedete ci si lamenta del divario del Sud, però io sono molto d’accordo con il Presidente Occhiuto, c’è un solo modo per combattere il divario nel Mezzogiorno d’Italia ed è costruire le precondizioni per consentire a queste regioni di competere ad armi pari. E qui c’è una differenza di fondo nel modello, nella visione, se vogliamo, politica. Leggevo stamattina un’intervista del leader dell’opposizione – grande rispetto perché io sono stata all’opposizione per tanti anni – che diceva: i patrioti abbandonano il Mezzogiorno – in riferimento a me -, tradiscono il Mezzogiorno.

Io penso che ci siano due modi per affrontare il divario del mezzogiorno, c’è il reddito di cittadinanza e ci sono le infrastrutture di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza era, secondo me, la risposta che dava chi considerava questi territori non recuperabili, chi considerava il destino di questi territori ineluttabile e chi diceva ai cittadini di questi territori: non posso migliorare la tua condizione, io non posso fare nulla per il tuo sviluppo e, dico di più, io non ho bisogno del tuo contributo e quindi quello che posso fare è mantenerti nella tua condizione di povertà. Non è la mia visione di quello che è il potenziale di questi territori. Cioè, a chi mi accusa di dividere l’Italia vorrei dire che l’Italia è stata divisa. Ed è stata divisa da chi credeva che ci fossero cittadini di serie A e cittadini di serie B, cittadini sui quali valesse la pena investire, perché avrebbero potuto dare un moltiplicatore, e cittadini sui quali invece era inutile investire e che dovevano essere mantenuti nella loro condizione di marginalità. Non è la mia lettura.

Io credo che la sfida di questi territori sia consentire alle Regioni del Mezzogiorno di dimostrare quello che valgono, banalmente avendo le stesse identiche condizioni che sono state concesse ad altri cittadini in altre Regioni. E questo si fa con l’investimento sulle infrastrutture, secondo me. E proprio perché mi considero una patriota, voglio colmare un divario che purtroppo c’è, e voglio colmarlo con le risposte che sono meno facili, che sono quelle che possono dare davvero risultati, ma sono sicuramente meno facili da realizzare perché le risposte facili le abbiamo già viste messe in campo e non hanno funzionato molto.

Allora ci sono dei gioielli qui – lo diceva bene il Presidente Occhiuto -, ci sono dei potenziali, che però senza infrastrutture non vanno da nessuna parte. Porto di Gioia Tauro. Non è un caso che noi oggi siamo venuti al Porto di Gioia Tauro, per carità, è un gioiello, è una delle maggiori infrastrutture nel Mediterraneo, è il primo porto italiano per traffico merci, è il nono porto europeo per traffico merci. Bene? Noi siamo una piattaforma in mezzo al Mediterraneo, noi siamo la piattaforma proprio in mezzo a quel mare che è il punto di contatto tra i due grandi ambiti globali di commercio marittimo, che sono l’Indo-Pacifico e l’Atlantico. Noi stiamo in mezzo, con un porto che sta praticamente sulla punta di questa piattaforma. Secondo voi, il nono porto per traffico merci in Europa è l’obiettivo massimo al quale possiamo ambire? Ve lo dico io: no. No, perché tutti quanti sappiamo che ci sono merci che arrivano dall’est del mondo e che vengono trasportate via mare, circumnavigando l’Europa, nei porti di Rotterdam o di Amsterdam, banalmente perché noi non abbiamo le infrastrutture interne per garantire che quando le merci arrivano da noi poi riescono velocemente a raggiungere i mercati che devono raggiungere. E quindi sì, il tema delle infrastrutture, nonostante gli sforzi che abbiamo fatto e che stiamo facendo per far funzionare il porto – ci sono delle risorse ovviamente nel Fondo di sviluppo e coesione -, se noi non lavoriamo su quello che poi accade appena dietro, non raggiunge le sue potenzialità.

E allora questa è, secondo me, la strategia che noi dobbiamo mettere in campo e che, guardate, riguarda un’altra grande infrastruttura che abbiamo e che fin qui non abbiamo adeguatamente valorizzato, che è il mare. Il mare, con gli 8.000 chilometri di coste che ci sono in Italia, con la collocazione geostrategica che l’Italia ha con il mar Mediterraneo, il rapporto con l’Africa sul quale – torno su quello che diceva il Presidente Occhiuto – non a caso l’Italia si sta proiettando. Guardate, l’Africa viene raccontata come un continente povero, ma l’Africa non è un continente povero. L’Africa detiene oggi il 60% delle risorse minerarie strategiche, ha il 60% di terre arabili. È un continente potenzialmente ricchissimo, oggi per lo più sfruttato. E mentre qualcuno depreda le risorse che ci sono in Africa, noi siamo quelli che ne pagano le conseguenze tra instabilità, flussi migratori e tutto quello che conosciamo. La scelta di questo Governo di tornare a rendere l’Italia centrale sul Mediterraneo e centrale nei rapporti con l’Africa, certo attraendo anche altre risorse… Non ho la presunzione, come Nazione italiana, di risolvere il problema di un intero continente che ha più di un miliardo di abitanti. Ho la presunzione però di fare una cosa che l’Italia non ha avuto spesso il coraggio di fare e cioè essere pioniere in alcune scelte strategiche e tirarsi dietro gli altri, mentre noi spesso abbiamo preferito guardare che cosa facevano gli altri e poi inseguirli.

Io penso che noi possiamo essere protagonisti di stagioni nuove, di strategie delle quali siamo capofila. Oggi tutti stanno comprendendo il valore che l’Africa può avere per noi, particolarmente su un’altra questione che riguarda e coinvolge soprattutto il Mezzogiorno d’Italia. Perché poi se si va a guardare – questi che vorrebbero, diciamo così, dividere l’Italia -, in realtà tutte le grandi strategie che stiamo individuando passano da qui, compreso il tema del rapporto con l’Africa.

Perché qual è la grande sfida che noi ci siamo dati con il piano Mattei e quant’altro? Fare dell’Italia l’hub di approvvigionamento energetico d’Europa, cioè mettere insieme due interessi, l’interesse dell’Africa a crescere, prosperare e vivere delle risorse delle quali dispone – l’Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia, di energia verde soprattutto – e la difficoltà che invece oggi soprattutto l’Europa del Nord ha nell’approvvigionamento energetico. Per cui se noi investiamo in Africa seriamente, non solamente noi italiani ma noi europei, nella produzione di energia anche in Africa – fermo restando che il Mezzogiorno d’Italia per la produzione di tutto quello che riguarda il rinnovabile o il rigassificatore, anche tutto il discorso che hai fatto, sono molto d’accordo, è chiaramente un potenziale enorme ma da soli non possiamo risolvere tutto il bisogno che c’è -, se noi riusciamo a portare l’Europa a fare quegli investimenti in Africa, produciamo quell’energia e costruiamo, come stiamo facendo, le adeguate infrastrutture di collegamento, sapete che cosa accade? Che il Mezzogiorno d’Italia, che è la porta d’ingresso di quella energia, è la porta di transito di quella energia, assume una centralità strategica che porta ogni risposta possibile.

Per cui c’è un disegno in quello che stiamo facendo. C’è un disegno in quello che abbiamo fatto istituendo un Ministero del Mare, avviando un Piano strategico del Mare, cioè mettendo a regime tutti i Ministeri che hanno una competenza su questa grande infrastruttura e su questo grande volano di ricchezza che da noi è rappresentato dal mare. Nel presente e nel futuro non vuol dire solo pesca, non vuol dire solamente tutta la nautica, che è un’assoluta eccellenza italiana, significa anche qui, e perdonatemi se parlo di strategie che possono sembrare avveniristiche ma non lo sono, perché il problema di questa Nazione è che non ha avuto una strategia, ma per esempio, oggi e nel futuro, mentre tutti sono concentrati con gli occhi in alto a guardare e a contendersi il dominio dello spazio – dove la concorrenza è sicuramente una concorrenza accesa e l’Italia ci deve essere – comunico che quasi nessuno sta guardando in basso verso un altro dominio strategico fondamentale del futuro, che sono i fondali marini e le grandi, enormi risorse che possono arrivare dai fondali marini. Lì non c’è nessuno ad oggi che compete con l’Italia. È un’altra nostra prerogativa, è qualcosa su cui dobbiamo mettere la testa.

E ripeto, sì, potrei venire qui semplicemente a raccontare quante risorse abbiamo messo sui redditi, sui salari, ma mi piace parlare di strategia, perché è quello che è mancato qui. Quello che è mancato qui è credere in un potenziale che è dato dall’operosità, dal coraggio e dalla forza dei cittadini di questi territori, dalla capacità di mettere quell’operosità, quella forza e quella competenza in condizioni di competere ad armi pari e da una strategia che veniva data dal Governo nazionale, condivisa con i territori, su cui tutti quanti lavoriamo.

Allora, noi abbiamo individuato la strategia, stiamo mettendo le risorse su quella strategia, lo dimostra il Fondo di Sviluppo e Coesione, ma non è l’unico strumento con cui lo faremo, lo facciamo anche con il PNRR, ci sono altre fonti di finanziamento, le stiamo rivedendo tutte, Presidente, quindi altre risorse, altre sfide arriveranno”.