Vaiolo delle scimmie, Bassetti: "Cambiamogli nome e avviamo subito vaccinazione, soprattutto nella comunità gay"
di Marco Innocenti
"Molti ignoranti pensano si tratti di malattia banale, che le scimmie trasmettono all'uomo, ma le lesioni sono spesso invalidanti"
"Mai, nella storia moderna, il nome di una malattia infettiva è stato più sbagliato e fuorviante che non chiamare così il vaiolo delle scimmie". A dirlo è Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova che, in un post sulla sua pagina Facebook, spiega perché il nome dato a suo tempo a questa malattia possa indurre a sottovalutarne gli effetti. "Molta gente ignorante infatti pensa si tratti di una malattia che la scimmia ha trasmesso all’uomo - prosegue Bassetti - Forse 30 anni fa i primi casi furono trasmessi da un primate, ma oggi è una malattia infettiva a trasmissione interumana dove gli animali non c’entrano assolutamente nulla".
"Varrebbe la pena - aggiunge - vista la diffusione globale (quasi 25000 casi in 90 paesi del mondo) di cambiargli nome onde evitare errori già commessi in passato. Il vaiolo delle scimmie è tutt’altro che una malattia banale. Si sono visti già i primi decessi fuori dell’Africa e le lesioni che provoca sono spesso invalidanti, quando colpiscono i genitali e l’ano. In oltre il 95% dei casi sono stati colpiti giovani maschi tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati per via sessuale, prioritariamente omo e bi-sessuale. Occorre agire subito all’interno delle comunità gay per raccomandare sia comportamenti sessuali responsabili che la vaccinazione. Non è più il caso di continuare con atteggiamenti ideologici e di censura. Questo è un problema medico-sanitario che viene prima di ogni altro discorso sociale, politico o religioso".
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