Tumore al seno, solo il 17% delle pazienti può utilizzare la psico-oncologia

di Marco Innocenti

3 min, 22 sec

Il dato emerge dallo studio su 44 Breast Unit in Emilia Romagna, Piemonte e Lazio

Tumore al seno, solo il 17% delle pazienti può utilizzare la psico-oncologia

I servizi di psico-oncologia per le pazienti colpite da tumore del seno, in cura presso le Breast Unit, devono essere al più presto potenziati. Solo il 17% delle donne ha effettivamente beneficiato di questi servizi. Si segnalano forti criticità soprattutto per quanto riguarda la carenza di personale dedicato e qualificato a gestire questo delicato aspetto dell’assistenza oncologica. Il 30% degli operatori sanitari è, infatti, costituito da consulenti part-time, dottorandi, specializzandi e tirocinanti. L’emergenza socio-sanitaria legata al Covid-19 rischia poi di avere ulteriori effetti negativi rendendo ancora più difficile l’accesso a queste consulenze.

È quanto emerge da una ricognizione sullo stato dell’arte dei servizi di psico-oncologia in 44 Breast Unit di tre diverse Regioni – Emilia Romagna, Piemonte e Lazio – che ha coinvolto gli psico-oncologi, i coordinatori dei centri e le associazioni di volontariato. Si tratta della seconda edizione del progetto ForteMente promosso da Europa Donna Italia, movimento di advocacy per la prevenzione e la cura del tumore al seno, e dalla Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO). L’iniziativa gode del patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), A.Ge.Na.S. (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali) e Senonetwork Italia Onlus, il network dei centri di senologia italiani, e viene presentata oggi in una conferenza stampa virtuale.

“Dopo il successo della prima edizione del progetto, mirata a rilevare il bisogno di supporto psicologico in particolare nelle donne con tumore al seno metastatico, abbiamo voluto proseguire e verificare quanto tale supporto sia effettivamente a disposizione delle pazienti delle Breast Unit – afferma Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia - Il quadro emerso dalla ricognizione, che sarà presto estesa ad altre Regioni, rivela uno squilibrio tra bisogno e offerta che è lo specchio di una diffusa tendenza a sottovalutare il supporto psico-oncologico come parte del percorso di cura, nonostante sia previsto dalle Linee Guida nazionali ed internazionali. Abbiamo rilevato che in media solo il 78% dei servizi è interamente a carico del Servizio Sanitario pubblico mentre il restante 22% è in parte finanziato dalle associazioni.”

 “Un paziente oncologico su tre soffre di ansia e depressione a causa della malattia – sostiene prof. Marco Bellani, Presidente della SIPO Società Italiana di Psico-Oncologia - Fino al 70% dei malati invece è invece colpito da forme di distress emozionale. Non vai poi dimenticato come questi problemi possano interessare anche parenti o caregiver. Per garantire servizi adeguati di psico-oncologia occorre non solo un potenziamento delle risorse ma anche riconoscere il ruolo dello psico-oncologo all’interno del team multidisciplinare e la necessità di una sua stretta collaborazione con tutti gli specialisti. Non da ultimo, le pazienti devono essere informate di più e meglio sull’opportunità di beneficiare di questi servizi”.

Dopo la ricognizione nelle tre regioni, realizzata nel secondo semestre 2020, il progetto ForteMente è proseguito con un focus sull’utilizzo del supporto psicologico a distanza per assicurare la continuità della presa in carico delle pazienti durante la pandemia. In Piemonte (presso la Breast Unit dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino) e in Lazio (presso la Breast Unit dell’Istituto Tumori-Regina Elena di Roma) è stato avviato un progetto  pilota sulla piattaforma digitale PsyDit (PsychoTherapy Digital Tools) con l’obiettivo di valutare la funzionalità dello strumento, la soddisfazione delle pazienti e degli psicologi e l’efficacia complessiva del servizio.

 “Grazie a queste nuove tecnologie digitali è possibile garantire la continuità assistenziale ai pazienti anche nel supporto psico-oncologico – commenta Cristina Cenci, Ceo di DNM-Digital Narrative Medicine – Il percorso non è ancora concluso ma i primi feedback sono positivi. Viene apprezzata la disponibilità di un setting specifico e non generalista per l’incontro online con i pazienti. E’ importante che aumenti la consapevolezza delle potenzialità di questi strumenti e si condividano dei percorsi digitali innovativi che non si limitino a riprodurre quello che avviene in presenza”.