Toti, ora c'è anche l'ipotesi delle dimissioni: "Oggi la presidenza è un peso, sceglierò per il bene della Liguria"
di Redazione
"Non mi spaventa rinunciare al ruolo" scrive il governatore all'avvocato Savi e parla di "legislatura regionale come un reality show"
"E' chiaro che oggi per me la poltrona di Presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto... Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato...". Lo scrive Giovanni Toti in una lettera all'avvocato Stefano Savi, suo difensore di fiducia.
"Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori.... ma la Presidenza non è un bene personale...Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del movimento politico, gli alleati... E le scelte che faremo saranno per il bene della Liguria".
"La Regione - scrive Toti - è un patrimonio collettivo. Di chi l'ha votata, di chi l'ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia. Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l'Italia dovrebbe guardare con grande attenzione. Per ora resto qui, nella casa di Ameglia. Orgoglioso della consapevolezza di essere meno ricco di quando ho cominciato a fare politica, meno libero, ma di aver contribuito a costruire una Liguria più ricca e più libera. Che gli elettori, al momento opportuno, sapranno conservare".
"HO CAPITO BENE IL REATO CHE MI VIENE CONTESTATO" - Ma Toti si riserva anche una puntualizzazione rispetto all'ordinanza del Riesame. "Ora, per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente".
"Che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto. - sostiene Toti - E se l'imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d'accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile".
"LEGISLATURA REGIONALE COME UN REALITY SHOW" - "La legislatura cominciata con le elezioni del 2020 in Liguria, vinte, con ampio consenso, per la seconda volta, dalla mia proposta politica, è stata di fatto un reality show, all'insaputa dei partecipanti. Intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, telecamere negli uffici, pedinamenti. Nessuno è stato escluso. - commenta - Quattro anni delle nostre vite documentate, dal tavolo del ristorante al colore della giacca. Da tutta questa enciclopedica opera di controllo emerge una ipotesi di reato che ancora mi stupisce".
"Emerge che il Comitato politico Giovanni Toti Liguria, che ha sostenuto le campagne elettorali di molti in Liguria, riceveva finanziamenti da soggetti privati. - continua - Soldi tracciati, regolari, iscritti dove la legge prevede, in entrata e in uscita. Raccolti in eventi pubblici, aperti alla stampa, di cui pure eravamo orgogliosi per il successo. Emerge anche che mi sono interessato ad alcune pratiche che ritenevo importanti. La dove era legittimo, si è fatto. Dove non lo era, non si è fatto".
NON E' VERA LA PARTICOLARE ATTENZIONE PER SPINELLI - "Non scrive la verità chi sostiene una nostra attenzione particolare per Aldo Spinelli e le sue imprese. Gli stessi pranzi, le stesse telefonate, gli stessi viaggi per incontrarli, gli stessi interessamenti sono stati riservati a tutti coloro che lavoravano ed investivano nel nostro territorio. A prescindere che fossero finanziatori o meno, sostenitori politici o meno. A prescindere da tutto, tranne la loro volontà di investire". "Il materiale raccolto in quattro anni lo potrà ben dimostrare, ma sfido a trovare un imprenditore che lamenti la nostra mancata attenzione o sollecitudine per un suo problema", invita Toti. "Le pratiche in particolare oggi al centro delle accuse, riguardavano un finanziatore del nostro movimento politico. - dichiara il governatore riferendosi all'imprenditore portuale Aldo Spinelli - Un finanziatore da sempre, da prima che diventassi governatore, da nove anni. Ci ha sostenuto, come molte altre migliaia di persone in questi anni, quando era convinto delle nostre scelte e quando lo era meno, quando aveva pratiche aperte con la pubblica amministrazione e quando non le aveva. Sempre. Lo ha sempre fatto perché riteneva, fortunatamente come molti altri, che la nostra politica fosse migliore delle alternative, che la nostra attenzione e sensibilità verso il mondo dell'impresa fosse di vantaggio a chi investe. A lui, e non solo a lui".
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