Terrorismo: Bertulazzi, famiglia e avvocati pronti a contrastare l'estradizione dell'ex Br della colonna genovese condannato a 27 anni
di Redazione
Fonti della difesa hanno confermato nel frattempo che è stata presentata una richiesta di "arresti domiciliari"
Occorre un procedimento giudiziario per decidere se effettivamente l'ex membro delle Brigate Rosse, Leonardo Bertulazzi, detenuto in regime speciale a Buenos Aires, ha perso il suo status di rifugiato e possa così essere estradato in Italia. Lo sostiene Rodolfo Yanzón, avvocato specializzato in diritti umani, già parte civile in molti processi contro l'ultima dittatura, e con l'allora ministro degli Esteri argentino all'epoca della concessione dello status di rifugiato a Bertulazzi, l'ex ambasciatore e giurista costituzionale, Rafael Bielsa. Bertulazzi ha ottenuto lo status di rifugiato nel 2004 sotto il governo di Néstor Kirchner (peronismo, centro-sinistra), dopo che nel luglio 2003 il giudice federale María Servini de Cubría aveva stabilito che doveva essere rilasciato perché la giustizia italiana lo aveva condannato "in contumacia", un'opzione non prevista dalle leggi processuali argentine. Giovedì scorso, "mezz'ora prima di essere arrestato, Bertulazzi si è visto revocare la decisione amministrativa che sostiene il suo status di rifugiato. Ma perderà definitivamente lo status solo se le autorità giudiziarie ne daranno conferma", spiega l'avvocato Yanzón, secondo cui l'uomo non dovrebbe essere detenuto.
"Di fatto lo status di rifugiato è in vigore, quindi non c'è spazio per l'estradizione. Prima si dovrà dimostrare che lo status è decaduto e questo dovrà essere stabilito da un giudice", insiste il legale. L'ex ministro degli Esteri argentino Bielsa concorda con Yanzon. "Le decisioni dei governi sono spesso il prodotto di affinità politiche tra le amministrazioni" ma la loro effettiva attuazione dipende da altri parametri dello Stato di diritto", afferma il giurista costituzionale, ammettendo tuttavia che lo status non dura per sempre: "resta in vigore fino a quando ci sono ragioni per temere la persecuzione nel Paese di origine".
Tuttavia, come Yanzón, anche Bielsa sottolinea: "Per annullare una decisione amministrativa, è necessario determinare che la decisione era errata in relazione al suo contenuto. Il rischio di un cambiamento di status legato alle diverse amministrazioni di un Paese esiste, ma la decisione che lo prevede resta fissata".
Intanto familiari e amici di Bertulazzi denunciano che l'arresto avvenuto giovedì a Buenos Aires dell'ex membro della colonna genovese delle Br è "illegale" ed è frutto di una presunta "persecuzione" portata avanti in modo coordinato da due Stati, quello italiano e quello argentino. E' quanto si legge in un comunicato pubblicato sui social dove si chiede la sua "immediata scarcerazione" e si afferma che a Bertulazzi è stata comunicata la revoca dello status di rifugiato, di cui godeva dal 2004, "solo pochi minuti prima dell'arresto". "Un fatto - sostengono gli autori della nota - che dimostra l'intenzione di negare il diritto alla difesa, in un'operazione coordinata da due Stati, contro un individuo che era in regola con la legge". I familiari sottolineano inoltre che a Bertulazzi "non sono stati notificati nuovi fatti che giustifichino gli arresti preventivi" e che "la revoca del suo status di rifugiato non è ancora definitiva" e verrà appellata nelle prossime ore. Fonti della difesa hanno confermato nel frattempo che è stata presentata una richiesta di "arresti domiciliari" a cui il settantunenne Bertulazzi avrebbe diritto tenendo conto l'età. L'ex Br è stato condannato in contumacia dalla giustizia italiana a 27 anni per vari reati tra cui la sua partecipazione nel sequestro dell'armatore genovese Pietro Costa e si ritiene che i proventi del riscatto siano stati utilizzati per finanziare a sua volta il sequestro del segretario della Dc, Aldo Moro.
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