Sharmin precipitò dalla finestra, la confessione shock del marito: "Ha battuto la testa, era già morta, poi l'ho gettata"
di Emilie Lara Mougenot
Dopo mesi di dichiarazioni contrastanti, l’imputato racconta una nuova versione dei fatti sulla notte del 6 marzo 2023

Il processo per la morte di Sharmin Sultana, precipitata dalla finestra del suo appartamento a Genova il 7 marzo 2023, ha preso una svolta decisiva dopo le ultime dichiarazioni del marito, Ahmed Mustak, imputato per omicidio volontario. Durante l’ultima udienza, l’uomo ha fornito una versione inedita rispetto alle precedenti, ammettendo per la prima volta di aver avuto un violento litigio fisico con la moglie, di non aver chiamato i soccorsi e di aver occultato il corpo per ore prima di gettarlo dalla finestra.
La lite e la caduta – Mustak ha raccontato che la sera del 6 marzo 2023, tra le 19 e le 19.30, lui e Sharmin avrebbero iniziato a discutere in cucina. Secondo la sua versione, la moglie gli avrebbe dato un calcio, facendolo cadere. Lui, per reazione, le avrebbe afferrato i piedi, facendola cadere all’indietro, con la testa che avrebbe sbattuto violentemente contro un mobile. I figli, presenti in casa, avrebbero assistito alla scena.
Le ore successive: nessuna chiamata ai soccorsi – Mustak ha dichiarato di essersi accorto che Sharmin non respirava più e aveva gli occhi aperti, ma di essere rimasto paralizzato dalla paura. Invece di chiamare immediatamente i soccorsi, ha raccontato di aver iniziato a pulire il sangue, ordinando ai figli di chiudersi in camera. Ha detto di aver impiegato circa 20 minuti per rimuovere le tracce di sangue, che sarebbero state abbondanti. Dopo aver pulito la cucina, ha raccontato di essersi fermato a riflettere, sopraffatto dai pensieri. Ma invece di chiamare un’ambulanza o le forze dell’ordine, ha deciso di preparare la cena per i figli, cucinando una frittata di uova, mentre il corpo della moglie giaceva ancora in cucina.
Il tentativo di occultamento – Durante l’udienza, Mustak ha confessato di aver trascorso ore a cercare di capire come nascondere l’accaduto. Dopo aver nuovamente pulito il sangue, ha spostato il cadavere di Sharmin dalla cucina a una stanza più piccola della casa, trascinandolo con una sciarpa, perché la moglie pesava più di lui. Il suo timore, ha spiegato, era che i carabinieri non credessero alla sua versione dei fatti e che potesse essere arrestato. Ha ammesso di non essersi più accertato se Sharmin fosse ancora viva: “La seconda volta non mi sono accertato perché sapevo che era morta”, ha dichiarato.
Il lancio dalla finestra – Mustak decide quindi che il modo migliore per sbarazzarsi del cadavere sia una terribile messa in scena, fingere che la moglie si sia suicidata: è a questo punto - tra le 4.30 e le 5 del mattino, fattispecie confermata dallo stesso imputato che ha affermato che quando ha aperto la finestra "si sentiva il canto degli uccelli" - che prende il corpo della donna e lo getta nel vuoto.
Le bugie nei primi interrogatori – Nei primi interrogatori, Mustak aveva parlato di suicidio, poi di una caduta accidentale. Solo un anno dopo, nel marzo 2024, ha ammesso di aver mentito inizialmente perché non conosceva il suo avvocato e non sapeva come comportarsi.
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