Sequestrati in Senegal tre container di armi imbarcati nel porto della Spezia
di Marco Innocenti
Sommariva: "Potrebbero essere individuati degli standard minimi qualitativi per i vettori di queste merci delicatissime, come idonee garanzie e fideiussioni"
Sta facendo molto discutere la vicenda della nave cargo Eolika, transitata nei giorni scorsi dal porto della Spezia per imbarcare tre container di munizioni prodotte dall'azienda italiana Fiocchi, per un valore complessivo di 4,6 milioni di euro, ed ora posti sotto sequestro dalle autorità del Senegal nel corso dello scalo effettuato dalla nave a Dakar. L'azienda difende il proprio operato, dichiarando che tutto era in regola, ma la vicenda non ha mancato di scatenare polemiche.
I tre container sono stati sequestrati pochi giorni fa nel porto africano e contenevano cartucce per pistole calibro 9 e calibro 5.56 per fucili d'assalto, come si vede dalle immagini del sequestro diffuse su molti social network. Molte associazioni, non solo italiane, che si battono per il controllo e la regolamentazione del commercio delle armi, adesso, vogliono che sia fatta piena luce sull'accaduto e rivolgono un appello "a tutte le autorità italiane in materia di esportazioni di materiali d’armamento e di munizionamento militare e civile di fare immediatamente chiarezza e al Parlamento di richiedere con urgenza tutte le informazioni necessarie con l'obiettivo di appurare se ci si possa trovare davanti a un traffico illecito di munizioni che vedrebbe implicata non solo una delle più note aziende italiane, ma le stesse autorità nazionali”.
la nave, battente bandiera della Guyana, sarebbe salpato dal porto della Spezia il 2 dicembre 2021 per poi dirigersi verso l'Atlantico. Dopo aver sostato al porto di Las Palmas nelle Isole Canarie, la nave si è diretta in Senegal rimanendo per diversi giorni alla fonda al largo del porto di Dakar. “Questo comportamento ha allertato le autorità portuali - spiega ad Altreconomia l'analista Giorgio Beretta - È infatti nota la prassi di navi che si fermano in prossimità delle coste di un paese per sbarcare materiali su natanti locali per traffici illeciti”.
La nave è quindi stata perquisita una volta arrivata nel porto di Dakar. Secondo le dichiarazioni reso dal capitano della nave, i tre container di munizioni sarebbe stati destinati alla Repubblica Dominicana ma, secondo gli esperti, “non risultano negli anni dal 2018 a 2020 autorizzazioni all’esportazione di munizionamento militare dall’Italia verso il Paese centroamericano". Le licenze potrebbero comunque essere state rilasciate nel corso del 2021.
Sulla vicenda, si è espresso anche il presidente dell'Autorità portuale spezzina Mario Sommariva: "Quanto avvenuto dimostra che imbarcare merci delicatissime come le armi, sebbene regolarmente autorizzate dalle autorità competenti, non basta a impedire che possano diventare oggetto di traffici illegali. Il rischio che carichi sensibilissimi possano essere distolti per destinazioni e fini diversi da quelli consentiti dalla giurisprudenza italiana è reale".
"Per dare maggiore e piena efficacia alla legge 185/90 - ha aggiunto Sommariva - sarebbe necessario integrarla con una norma che preveda l’obbligo di adeguata certificazione per i vettori marittimi di queste tipologie di merci, che effettuano i trasporti dal nostro paese. Senza porre limitazioni al commercio internazionale potrebbero essere individuati degli standard minimi qualitativi, ivi comprese idonee garanzie e fideiussioni, a cui il naviglio impiegato dovrebbe rispondere. Un simile dispositivo potrebbe permettere alla catena logistica dell’industria italiana delle armi di arginare pericolose infiltrazioni, che trasformano le necessità di sicurezza dei popoli in tempo di pace, in guerre e conflitti".
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