Sampdoria, una settimana alla prima assemblea straordinaria degli azionisti: ecco cosa può accadere

di Maurizio Michieli

2 min, 26 sec

Le manovre di "disturbo" di Mincione e Radrizzani, il piano Barnaba-Garrone, le aspettative di Ferrero-Vidal e il ruolo del Cda

Sampdoria, una settimana alla prima assemblea straordinaria degli azionisti: ecco cosa può accadere

Manca una settimana (26 maggio) alla prima convocazione straordinaria dell'assemblea degli azionisti della Sampdoria e lo scenario che si configura non sembra tanto diverso da quello dei giorni scorsi. Gli interessamenti di Raffaele Mincione e Andrea Radrizzani alle sorti della società blucerchiata sono poco più che "rumori di fondo". A entrambi, secondo indiscrezioni, mancherebbe un requisito fondamentale di fronte alla crisi finanziaria del club, sull'orlo del fallimento: i soldi necessari per sottoscrivere l'immediato aumento di capitale e salvare il titolo sportivo per poi investire nella squadra e tentare la rapida, o diluita in due stagioni, risalita in serie A.

Peraltro, anche Mincione e Radrizzani non hanno mai preso in considerazione l'idea di passare attraverso il Trust Rosan, come reclamano l'attuale proprietario Massimo Ferrero e il suo commercialista di fiducia Gianluca Vidal nonché "custode" dell'involucro denominato Rosan in cui è bizzarramente incapsulata la Sampdoria nel paradiso fiscale dell'isola di Jersey, nella canale della Manica, a garanzia dei concordati di Evelen e Farvem, a loro volta nelle mani del Tribunale di Roma, per un valore di circa 35 milioni, di cui 7,5 destinati al Viperetta.

L'unica proposta garantita e vincolante, ancorché orientata a tagliare fuori il Trust, rimane quella di Merlyn Partners di Alessandro Barnaba, supportato dalla holding San Quirico e da Edoardo Garrone con il manager Luca Bettonte: 35 milioni per la ricapitalizzazione e circa 50 milioni di investimento iniziale, con la prospettiva di recuperarne 20 tramite il paracadute (elargito in due distinte tranche). Questa offerta verrà portata il 26 o il 29 maggio in assemblea, alla quale quasi certamente non parteciperà Massimo Ferrero, salvo che non riesca a trovare in extremis i denari per il prestito obbligazionario convertibile (ipotesi remota, non essendoci riuscito in tutti questi mesi).

A quel punto la palla passerebbe nelle mani del Cda, che potrebbe decidere di presentare l'offerta Barnaba-Garrone (bypassando l'azionista di maggioranza sulla base dei poteri speciali attribuiti al Consiglio dal codice di composizione negoziata) al Tribunale quale unica soluzione alla crisi finanziaria della Sampdoria e in grado di evitarne il fallimento, la perdita del titolo sportivo e la ripartenza dalla serie D. Il Tribunale dovrebbe omologarla, privilegiando l'interesse dei creditori rispetto a quello del proprietario (Ferrero) ma potrebbe anche respingerla.

Difficile fare previsioni, considerata la scarsa presenza di precedenti ed essendo lo strumento della composizione negoziata della crisi assai recente (2019). Ma le sentenze confermano che nelle decisioni dei giudici l'interesse dei creditori viene normalmente privilegiato rispetto a quello degli azionisti, laddove esista naturalmente la possibilità di soddisfare almeno in parte i debiti accumulati. E il piana Barnaba lo prevede, sebbene non esista ancora l'accordo con le banche, che detengono la maggior parte del debito, gran parte del quale garantito da Sace (ente di Stato), per quanto con sfumature diverse tra Macquarie e Sistema. Occorre raggiungere il 60% del quorum, affinché il restante 40% dei creditori sia obbligato a uniformarsi.

Si continua a trattare, febbrilmente.