Rigassificatore, i comitati savonesi: "Il nostro oro è la salute delle persone, rischi prevedibili"
di Riccardo Testa
"Nessuna sindrome Nimby, il nostro cortile è già stracolmo" titola il comunicato di WWF Liguria, Arci Savona, Uniti per la Salute ODV e altre associazioni
"Quale sindrome Nimby... il nostro cortile è già stracolmo!" l'incipit del comunicato sottoscritto da WWF Liguria, Arci Savona, Uniti per la Salute ODV, Comitato Savonese Acqua Bene Comune e Attac Savona in relazione alle dichiarazioni del governatore della Liguria Giovanni Toti sulla collocazione del nuovo rigassificatore offshore, a 4 chilometri dalla costa di Vado Ligure. La cosiddetta sindrome NIMBY è acronimo di "not in my backyard", non nel mio cortile, e indica il tratto sociologico del pregiudizio dei cittadini verso le grandi opere, di cui riconoscerebbero altrimenti l'utilità, per il solo fatto di essere pianificate in zone di loro pertinenza.
«Da quanto apprendiamo dalla stampa, risulta che il presidente Toti avrebbe annunciato la destinazione del rigassificatore (il secondo in Liguria) a soli quattro chilometri dalla costa di Vado Ligure.
Premesso in termini generali che la scelta di un altro rigassificatore significherebbe puntare ancora per anni su combustibili fossili e climalteranti come il metano, che andrebbe quindi in netto contrasto con le chiare indicazioni dell’Unione Europea in merito alla non più procrastinabile lotta ai cambiamenti climatici, c'è una questione ulteriore che attiene alla prevista localizzazione dell'impianto. È semplicemente paradossale infatti che la Regione, invece di sostenere e cercare un qualche recupero di queste zone sinora tanto penalizzate, ipotizzi addirittura di localizzare un nuovo intervento dall'indiscutibile impatto ambientale ed antropico.
Il presidente Toti non può non essere a conoscenza del fatto che su questo territorio, in pieno centro abitato, ha operato per decenni una grande centrale ad olio combustibile e a carbone, e che è in corso un processo per disastro ambientale e sanitario nel cui contesto è emerso lo studio CNR (commissionato dalla stessa Regione Liguria) che certifica un impressionante eccesso di mortalità del 49%, oltreché di malattie respiratorie e all'apparato cardio-circolatorio nella popolazione residente. Ricordiamo peraltro che in questo processo si sono costituiti come parti civili i Ministeri dell’Ambiente e della Salute, ma non la Regione Liguria: l'ennesima evidente dimostrazione di una scarsa attenzione per questo territorio e per la sua popolazione, che rischia ora di ripetersi.
Inoltre, solo per citare alcuni dei molti fattori di impatto già esistenti, basti ricordare che abbiamo la presenza di diverse industrie a rischio incidente rilevante, di una grande centrale a turbogas, di due discariche di rifiuti (di cui una in ampliamento), della piattaforma multipourpose, nonché la prevista costruzione dei cassoni per la diga foranea genovese… e quindi nessuno ci accusi di “sindrome Nimby” perché il “nostro cortile” è già stracolmo!
Abbiamo letto che il presidente Toti tende a minimizzare i problemi per il territorio destinato ad ospitare il rigassificatore (ritenuto a "bassissimo contenuto di rischio"): in realtà i rischi e i problemi esistono e a noi sembrano evidenti persino nelle sue stesse parole quando promette con enfasi l'arrivo di "compensazioni". Le "compensazioni" null'altro sono se non un parziale risarcimento di danni, prevedibili ed evidentemente ben previsti.
Queste modalità di decisione le abbiamo purtroppo dolorosamente già sperimentate e ci evocano la spiacevole immagine di perline elargite in cambio d'oro. Basta perline, signor presidente: questo territorio ne ha già fatto il pieno! Per questo faremo tutto, ma proprio tutto quello che è nelle nostre possibilità, con ogni azione legalmente consentita, per conservare quel che resta del nostro "oro", che è la salute e la sicurezza delle persone, la salubrità dell’ambiente e un minimo di serenità».
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