Regionali Liguria, Mulè: "Il patto coi 5 Stelle? Tradita la storia Pd"

di Marco Innocenti

"Forza Italia si candida ad essere la casa dei moderati, da Liguria Popolare alla Polis di Claudio Scajola"

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Passaggio genovese per il deputato di Forza Italia Giorgio Mulé, prima di spostarsi a Roma per la manifestazione sul caos autostrade e il voto alla Camera sulla sua proposta di legge che chiede di indire una giornata in ricordo di tutte le vittime del coronavirus. Noi di Telenord ne abbiamo approfittato, con un'intervista esclusiva nella quale fare il punto della situazione in vista delle prossime elezioni regionali, partendo dalla questione legata ai rapporti interni con l'ex ministro Claudio Scajola: "Io penso che la nostra storia e la comunità di valori ideali che ha fatto fare a Claudio Scajola un grande percorso, sia espressione di un comune sentire che ci fa serenamente stare insieme. Io penso che queste elezioni debbano rilanciare un fronte moderato che in Forza Italia accolga quei movimenti, quelle espressioni del civismo e di moderatismo da Liguria Popolare alla Polis di Claudio Scajola, che all'interno di questo fronte devono essere decisivi all'interno di Regione Liguria".

Un po' lo stesso elettorato al quale, alla fine, si rivolgerà anche Cambiamo!, il movimento creato da Giovanni Toti. "Tra l'originale e la copia io preferirei l'originale  sentenzia Mulé - che è fatto da chi non ha mai ammainato la bandiera della libera impresa, del garantismo, coerentemente con i suoi valori e senza mai abdicare alla sua storia, europeista e liberale, una storia che vede anche un presidente di Regione che era di diretta emanazione di Silvio Berlusconi. Noi rappresentiamo quei valori con una classe dirigente giovane e fresca ma che però ha degli ancoraggi saldi in chi in questi anni ci ha indicato questa rotta. Il ruolo della Lega nella coalizione? E' fondamentale, come tutti i partiti del centrodestra. Non ci sono sgambetti o sportellate, si va avanti insieme perché all'interno di uno schieramento con sensibilità diverse, ognuno rappresenta una fetta dell'elettorato. Noi pensiamo di essere la bandiera dei moderati anche in questa regione".

E la candidatura di Ferruccio Sansa? "A me non sorprende nulla di quel fronte - spiega - Abituati ad andare a letto dicendo peste e corna del nemico e l'indomani andarci a braccetto. Sono quelli che dicevano 'Mai col partito di Bibbiano' e l'indomani si spartivano i posti al governo. Mi dispiace però per chi dentro il PD credeva in un riformismo che è finito in bottega, lasciando strada al giustizialismo più becero. Le porte di FI sono aperte per chi all'interno di quel partito crede in valori che si possano sovrapporre ai nostri. Qualsiasi elettore del Pd non può votare chi ha espresso un giudizio contrario a quello che il Pd rappresenta. E' un tradimento della storia di quel partito. Io dico a Italia Viva e a tutti quei partiti di non fare scelte di principio ma di guardare ai candidati che ognuno proporrà".

Netto anche il giudizio sulla condotta del governo sulla questione revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia. "Parla con uno che in Commissione Trasporti, dal settembre 2018, disse che sarebbe stato impossibile arrivare alla revoca. Primo per motivi di diritto, perché quel contratto prevede che in caso di revoca ci sia il pagamento di una penale di 20 miliardi. All'epoca al Mit c'era il disastroso Toninelli ma noi spingemmo il governo perchè ragionasse sui termini del confronto con Autostrade. Non ci vollero dare retta e dopo 2 anni il governo che non poteva aspettare i tempi della giustizia si è piegato ai Benetton. Dobbiamo essere chiari: le autostrade erano e restano di proprietà dello stato, non c'è nessun esproprio ai Benetton. I Benetton riceveranno circa 4 miliardi nell'immediato e poi 9 miliardi nella definizione della nuova società che sarà quotata in Borsa, non c'è nessuna punizione ai benetton che fanno un passo indietro senza alcuna penalità. Ancora una volta, l'annuncio fa a cazzotti con la realtà, ci troviamo con un ponte che sarà affidato, com'era stabilito dalla legge, ad Autostrade poi la giustizia stabilirà di chi sono le responsabilità del crollo, anche in capo al Mit che vede molti dirigenti della direzione che doveva controllare la regolarità dei lavori che sono indagati per reati gravissimi".