Processo Morandi, domani la Cassazione deciderà sulla ricusazione del gup

di Marco Innocenti

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La Corte d'Appello aveva respinto la richiesta dei legali di 8 imputati, che però hanno presentato ricorso. L'udienza preliminare è stata rinviata al 28 gennaio

Processo Morandi, domani la Cassazione deciderà sulla ricusazione del gup

E' attesa per domani l'udienza in Cassazione sulla ricusazione del giudice dell'udienza preliminare di Genova avanzata da alcuni imputati nel processo sul crollo del ponte Morandi. Gli Ermellini potrebbero decidere già domani. A chiedere al gup Paola Faggioni di farsi da parte sono stati i legali di otto imputati, tra cui l'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci. A loro parere, sarebbe stato violato il principio di imparzialità visto che il magistrato aveva già espresso un giudizio sul crollo del Morandi in un procedimento connesso, quello sulle barriere antirumore pericolose, che vede indagate le stesse otto persone, procedimento in cui aveva chiesto misure restrittive.

La Corte di Appello aveva respinto la richiesta sostenendo che le considerazioni sul crollo erano state "generiche" e gli avvocati l'avevano impugnata ricorrendo in Cassazione. Se i giudici dovessero accogliere l'istanza dei legali, la corte d'appello dovrà fissare una nuova udienza per indicare un nuovo gup oppure per respingere ancora una volta. In questo ultimo caso, allora, gli avvocati potrebbero impugnare ancora sempre davanti la Corte suprema.

Intanto l'udienza preliminare è stata rinviata al 28 gennaio in attesa della decisione. I legali degli imputati avevano accettato la sospensione dei termini della prescrizione. Le prime prescrizioni per i 59 imputati, oltre alle due società Aspi e Spea (che si occupava delle manutenzioni), scatteranno a ottobre 2023 per l'omissione di atti d'ufficio, mentre i falsi si prescriveranno a partire da giugno 2024.

Secondo l'accusa gli allora vertici di Autostrade rinviarono le manutenzioni per spendere meno e garantire maggiori dividendi. Coinvolti anche gli ex vertici e tecnici di Spea, la società che si occupava delle manutenzioni e i dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato che non controllarono le concessionarie.