Porto di Genova, Botta a Telenord: "È solo casello di entrata e uscita merci, si impari da Barcellona"
di Edoardo Cozza
Il direttore generale di Spediporto: "Non possiamo solo scaricare e far ripartire le merci: vi si investa creando valore, puntando su hi-tech e ambiente"
È un Giampaolo Botta a tutto tondo quello che interviene ai microfoni di Telenord. Il direttore generale di Spediporto parla di logistica e delle difficoltà degli ultimi tempi legate ai cosiddetti 'colli di bottiglia', ma propone anche la sua visione sul porto di Genova e dintorni, a seguito delle voci più disparate che si sono rincorse negli ultimi tempi su concessioni, terminal ed effetti della diga foranea che sarà.
Intanto le difficoltà del settore logistico. Il Natale è a rischio per la consegna delle merci? Il discorso parte da più lontano: "È un anno particolare a livello globale, la complessità che sta vivendo la logistica italiana è comune a tutto il mondo: Europa, Usa e Cina. I lockdown per il Covid, un po' a singhiozzo, hanno avuto riflessi sulla catena logistica e tutto ciò ha messo in evidenza la resilienza del nostro comparto, ma si sono manifestati cortocircuiti, perché non tutto il nostro sistema era pronto ad assorbire l'accelerazione di picchi di traffico così importanti in un arco temporale limitato. C'è da dire che indubbiamente vi sono altri aspetti legati a questo periodo storico economico: vi sarà un recupero dell'efficienza già nei prossimi mesi".
A mostrare qualche segno di sofferenza è anche ciò che c'è intorno ai porti, si pensi alla questione ferroviaria: "I problemi legati alla ferrovia sono annosi, ma il sistema ferroviario - e ne siamo lieti - sta portando avanti tanti progetti di reingegnerizzazione e quindi i disagi attuali sono legati anche a questo, ma i risvolti futuri permettono di pensare a una crescita importante. Si deve soffrire un po' oggi, per essere davvero ambiziosi in futuro".
Ed eccoci al tema caldo di queste settimane: il porto di Genova. C'è chi vede rinfuse a Savona, chi teme ipotesi di monopolio sull'area, chi vorrebbe concessioni più lunghe o più aree in cui poter manovrare. Sembra che si litighi sul serio: "Più che di litigiosità - spiega Botta - parlerei di visioni differenti di imprenditori con una gran voglia di fare bene a Genova e di costruire progetti per il bene del sistema portuale ligure nel suo complesso. Immaginare cosa accadrà da qui a pochi mesi è impossibile, servirebbe una sfera di cristallo e anche saperla leggere. Ma comunque servirebbe una forte integrazione con il Nord-Ovest, Lombardia e Piemonte in primis, per quanto riguarda infrastrutture e servizi alle merci. Inoltre non possiamo dimenticare il Terzo Valico che permetterà agli operatori di offrire servizi anche nel mercato dell'Europa Centrale. Immaginare di perdersi in discussioni, per carità legittime e lecite, in un arco portuale che in 150 km ha tre dei più importanti scali del Nord Ovest significa perdere di vista il valore complessivo della nostra portualità: non è chi fa cosa a contare, ma come lo si fa a indicare il successo di qualcosa".
Ma con la diga foranea aumenteranno davvero i carichi di merce che arriveranno e partiranno da Genova? "Non pensiamo che il porto debba essere una zona di arrivo e scarico o partenza delle merci. Nel territorio devono fermarsi le marginalità legate alla lavorazione della merce. Serve una visione tipo quella di Barcellona: bisogna attivare una serie di realtà hi-tech e a basso impatto ambientale e queste devono creare valore sulle merci che arrivano: altrimenti restiamo un casello di entrata e in uscita. Le merci vanno lavorate, personalizzate e bisogna creare valore su di esse. Bisogna saper trattenere il valore che hanno le merci, creando i presupposti per l'arrivo di investitori internazionali che devono capire che qui trovano eccellenze non solo dal punto di vista della logistica, ma anche dell'artigianato, della blue economy, del refitting, della cantieristica, della tecnologia. Accade già in altre parti del mondo, deve accadere anche a Genova".
Insomma, serve uno sguardo vero sul futuro: "Il nostro progetto della Green Logistic Valley si inserisce in questo discorso ed è aperto alle idee di tutti gli attori di questo scenario. Bisogna avere la visione di una Genova internazionale non solo per fama storica, ma perché deve avere una visione moderna, capacità di proporsi sullo scenario con le sue eccellenze che siano un plus irraggiungibile. Prendiamo esempio da Barcellona, dove hanno saputo innovarsi con uno sguardo sul futuro, attraverso tecnologie e servizi all'avanguardia" conclude Botta.
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