Porti, la Filt-Cgil contesta la riforma del settore: "Pensiamo non sia necessaria"

di Redazione

Il segretario nazionale Amedeo D'Alessio: "Vogliamo capire le motivazioni, la legge attuale funziona bene"

"Stiamo chiedendo a più riprese al governo di capire quali sono le vere motivazioni che portano questo governo a intervenire con una riforma della portualità perché non ci sono chiare, ed è un elemento pericoloso perché va ricordato che in tutti questi anni la legge 84/94 ha funzionato bene, coniugando gli interessi in termini di produttività del comparto con la tutela e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori portuali". Lo ha detto il segretario nazionale della Filt-Cgil Amedeo d'Alessio, intervenuto a Genova alla prima riunione del coordinamento nazionale Filt-Cgil delle compagnie uniche dei porti italiani che ha visto la partecipazione di rappresentanti da Ravenna, Napoli, La Spezia, Livorno, Savona, Reggio Calabria e Trieste.

"C'è una grande confusione - ha aggiunto a proposito delle diverse posizioni espresse da esponenti del governo sulla governance dei porti nella riforma -. Un testo della riforma noi non lo abbiamo. Si sente parlare del modello spagnolo, ma la prima cosa che diciamo sulla governance è che le Adsp devono restare enti pubblici economici, mantenere ruolo di enti terzi regolatori per il mercato e non del mercato. Di costituire un'agenzia nazionale che coordini i porti, come nel modello spagnolo, non ne ravvisiamo la necessità. Siamo pronti a parlarne ma vogliamo capire che cosa dovrebbe fare in concreto questa agenzia a cui si dovrebbero dare ruoli precisi, ad esempio sulle concentrazioni di potere".

Per ora le indiscrezioni sulla riforma parlano solo di governance. "Si parla di legge quadro e noi vogliamo riempirla con i temi del lavoro - dice Enrico Poggi, segretario generale della Filt-Cgil di Genova -. Il modello di organizzazione del lavoro nei porti va bene così, ma nella legge bisogna rafforzarlo. Pensiamo che la legge debba definire esattamente i pilastri che regolano il mondo del lavoro che non siano appetito di chi invece lo vorrebbe frammentare, cosa di cui abbiamo avuto esperienze non a Genova ma in giro per l'Italia".