Ponte Morandi, la Cassazione boccia il ricorso di Spea contro il sequestro di documenti utili alle indagini
di Marco Innocenti
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La richiesta del Pm e la perquisizione si sono svolte secondo la legge
E' stato respinto dalla Cassazione perché inammissibile il ricorso presentato da Spea Engineering Spa contro il sequestro, effettuato dalla Polizia Giudiziaria su ordine del pm, del materiale informativo ritrovato presso alcune società che dovevano occuparsi della sicurezza di Ponte Morandi. Secondo la suprema corte, infatti, i sequestri sono in regola, anche se il decreto di perquisizione non conteneva le indicazioni specifiche sul materiale da prelevare. L'ordine infatti era quello di prelevare ogni tipo di documentazione a partire dal 2000.
Nello specifico, il ricorso riguardava il faldone "51001 Uscita verbali di sicurezza relazioni trasporti eccezionali", sequestrato lo scorso 24 gennaio. Nel chiedere il dissequestro, Spea ha lamentato in Cassazione il fatto che "il personale della Guardia di Finanza di Genova, nel corso delle operazioni, aveva effettuato le copie forensi del contenuto di diversi supporti informatici, sottoponendo a sequestro tutti i dati informatici contenuti al loro interno, in modo indiscriminato, senza visionarli preventivamente e senza selezionare dei soli file di specifico interesse".
Il pm infatti aveva chiesto di acquisire tutta la documentazione cartacea e informatica "anche in bozza, note, appunti di qualunque tipo afferente le verifiche e i calcoli relativi al transito dei trasporti eccezionali sul viadotto Polcevera e sul tronco dall'anno 2000 nonché le verifiche di sicurezza di primo e di secondo livello". Ed oggi la Cassazione ha confermato quanto già stabilito dal Tribunale del riesame di Genova che, nell'ordinanza dello scorso 8 febbraio aveva dichiarato "non autonomamente impugnabile il decreto di sequestro".
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