Peste suina, Genova. Lo sfogo della ristoratrice: "Con il lockdown rischiamo di chiudere"

di Giorgia Fabiocchi

L'ordinanza, firmata dai ministri alla Salute e alle Politiche agricole Roberto Speranza e Stefano Patuanelli, vieta nelle "zone rosse" qualsiasi attività

Questa è la storia di Vincenza Rocco, titolare della Ostaia de baracche, sulle alture genovesi di Righi, ed è una storia di passione, passione per il proprio mestiere, e di resilienza. Dalla pandemia da covid-19 alla peste suina africana, passando per uno stato di incuria, acuitosi con il passare del tempo: così ogni giorno Vincenza conduce la propria attività, difendendola dai continui urti esterni. Ultima, ma solo in ordine di tempo, l'ordinanza del Governo sulla peste suina, firmata a due mani dai ministri alla Salute e alle Politiche agricole Roberto Speranza e Stefano Patuanelli, che vieta qualsiasi attività nei perimetri a rischio contagio. 

Ostaia de baracche si trova proprio al confine con la zona rossa, ovvero quella che, per i prossimi sei mesi, non potrà essere attraversata, neanche per cacciare o raccogliere funghi, o per correre e fare trekking. Vincenza racconta, ai microfoni di Telenord, la "lotta" quotidiana con escursionisti, più o meno habitué, che si avventurano nei sentieri: "Io cerco, da quando è entrata in vigore l'ordinanza, di fermare le persone, che però mi rispondono male e continuano la propria camminata nei sentieri. Ci vorrebbe un cartello che indicasse l'inizio della zona limits, ma per adesso non è stata affissa nessuna segnaletica e molte persone non sanno neanche dell'esistenza di questo divieto. Sabato c'erano i carabinieri, oggi (domenica 16 gennaio ndr) invece nessuno, ma io non posso fare il carabiniere, non è il mio compito"

Il timore più grande che accompagna le giornate di Vincenza è che, prima o poi, se l'ordinanza sulla peste suina non dovesse bastare, le istituzioni, per correre ai ripari, si ritroveranno costrette a chiudure le attività, "questa volta - rimarca con la voce strozzata Vincenza Rocco - chiuderei per sempre la mia, ho già molti problemi, mi ci mancavano il covid e i cinghiali". E arriva infine, tra le lacrime e la commozione, l'appello finale alle istituzioni: "Questa zona è un patrimonio, serve più attenzione e cura, resisterò anche ai cinghiali, lo faccio per i miei dipendenti che non voglio licenziare, ma ho bisogno di aiuto"