Omicidio Alice Scagni, la telefonata choc del fratello: "Datemi i soldi subito"

di Giorgia Fabiocchi

Ma la polizia che risponde alla telefonata, in una domenica di festa, era il primo maggio, non ritiene ci sia un pericolo imminente

I soldi sul conto subito. È stata questa la richiesta telefonica che ha preannunciato quello che già la mamma di Alice sapeva, che prima o poi il figlio Alberto avrebbe commesso l'irreparabile. "Se tra cinque minuti non ho i soldi sul conto, lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Sai dove cazzo sono?".

È stata questa la conclusione della telefonata agghiacciante che il primo maggio Alberto Scagni, 42 anni, che da tempo manifestava una grande insofferenza ma soprattutto rabbia nei confronti della famiglia, aveva fatto al padre. La stessa sera durante la quale Alice, 34 anni, sposata e madre di un bimbo, è stata massacrata sotto la sua casa, nel quartiere genovese di Quinto, dal fratello.

Prima delle coltellate che Alberto ha inferto ad Alice, c'è stata una chiamata al 112 che il padre terrorizzato aveva fatto subito dopo la telefonata choc del figlio, perché temeva per la vita di Alice, Gianluca (marito di Alice ndr) e del nipotino. Ma la polizia che risponde alla telefonata, in una domenica di festa, era il primo maggio, non ritiene ci sia un pericolo imminente, nonostante le offese, gli insulti e soprattutto le minacce nei confronti della figlia e del genero riportate dai genitori. E da quel giorno i genitori di Alice e Alberto non si danno pace, da quella sera di domenica primo maggio in cui hanno perso due figli nello stesso momento.

Ieri era il compleanno di Alberto che ora si trova in carcere, la madre ha scritto un messaggio su Facebook: "42 anni fa, giusto a quest'ora (22.45, ndr), ero mamma entusiasta e orgogliosa di Alberto - scrive Antonella Zarri - Poi non ci è toccata in sorte la vita facile e felice a cui ho fantasticato tutta notte il 25 agosto 1980. Ma non meritavamo di essere abbandonati a un destino distruttivo, non meritavamo che nessuno volesse ascoltare E DARE AIUTO al grido di rabbiosa disperazione di questa telefonata che nessuno si è fatto carico di ascoltare il Primo Maggio. Eppure l'abbiamo implorato al 112. Fate ascoltare il nostro grido, o vi vergognate?".