Molestie in università, studentesse si incatenano davanti al rettorato di Genova: "Vogliamo lo sportello antiviolenza"
di Filippo Serio
La scorsa settimana c'era già stata una mobilitazione e un incontro con l'Ateneo, dopo il caso del professore sospeso per molestie virtuali
Gli studenti dell'università non si arrendono e fanno sentire ancora una volta la propria voce, questa volta anche con un gesto significativo. Questa mattina due studentesse appartenenti al movimento genovese di 'Cambiare Rotta' hanno deciso di incatenarsi davanti all'ingresso della sede di via Balbi 5, sotto al Rettorato di Genova, per richiedere ancora una volta uno sportello anti violenza nell'Ateneo, dopo il caso del professore di Architettura sospeso per molestie virtuali nel confronto di sei studentesse
IL CASO - Aveva fatto clamore infatti la notizia del docente universitario che si serviva dell'intelligenza artificiale per creare immagini 'a luci rosse' con i volti delle sue studentesse - ad oggi sono sei quelle che hanno denunciato il fatto - e che era stato immediatamente sospeso dall'insegnamento. Mentre le indagini vanno avanti, studenti e studentesse si erano mobilitati per confrontarsi fra loro stessi e cercare di far emergere altri episodi analoghi rimasti nel silenzio. Alcune ragazze infatti avevano denunciato il fatto che quest'episodio fosse solamente la punta dell'iceberg. (LEGGI QUI)
LA PROTESTA - Scrivono i ragazzi di Cambiare Rotta: "non possiamo accettare il silenzio del rettore Delfino e il rifiuto di istituire un centro anti violenza all’interno dell’università, che dovrebbe essere il minimo perché l’ambiente universitario sia vivibile per tutte le studentesse e gli studenti. Giovedì è stato dimostrato apertamente il disinteresse del rettore e delle istituzioni universitarie nel tutelare le studentesse e gli studenti, che intanto continuano a subire molestie e abusi di potere da parte dei docenti. Non ci accontenteremo di false soluzioni e di promesse campate in aria, ma pretendiamo una risposta immediata e ufficiale da parte del rettore, con cui garantisca l’istituzione di un centro anti violenza.
Non saremo vittime, non possiamo accettare di vivere in un’università che ci costringe a subire queste dinamiche malate per intraprendere il nostro percorso di studi. Purtroppo sappiamo bene che quello che è successo ad architettura non è un caso isolato, la retorica della mela marcia non regge di fronte alla realtà di un sistema che permette e prevede molestie e abusi di potere di ogni tipo, a Genova e in ogni ateneo. Come giovani e come studenti siamo stanchi di vivere in questo sistema marcio fino al midollo, per questo ci vediamo in piazza il 15 novembre per il secondo atto del no meloni day, per mostrare che non ci piegheremo di fronte agli abusi e di fronte a questo sistema che calpesta il nostro futuro.
Nel frattempo, non ce ne andremo da qui finché il rettore non prenderà provvedimenti risolutivi e immediati, istituendo uno sportello anti-violenza in università!
VITTIME MAI!"
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