Liguria, record negativo sul lavoro: più pensionati che occupati. I sindacati: "I giovani cercano opportunità altrove"
di Gaia Cifone
Ogni 100 lavoratori 111 sono a riposo: ultima regione del nord. Nella provincia di Genova la differenza tra numero di pensionati e dei lavoratori è di 38mila unità
Un divario enorme, il più alto di tutto il Nord Italia. Nella provincia di Genova la differenza tra il numero di pensionati e quello dei lavoratori è di 38 mila unità. Una discrepanza, secondo i sindacati, dovuta a diversi fattori negativi che riguardano il mondo del lavoro. Si tratta di un’anomalia a livello nazionale: anche se di sole 205 mila unità, nel Paese il numero delle pensioni erogate agli italiani (22 milioni e 759 mila assegni) ha superato la platea di chi lavora. Invece: nella provincia di Genova le pensioni sono 365 mila e i lavoratori 327 mila. Nel Savonese ci sono 120 mila pensionati e 103 mila lavoratori. Alla Spezia tra pensionati e lavoratori c’è un divario di 7 mila unità a favore dei primi, che sono 94 mila. Nell’Imperiese, infine, ci sono 86 mila pensionati, che superano di 8.000 unità il totale delle persone lavorano. Così in Liguria il saldo a favore dei pensionati (665 mila) è di 71 mila unità rispetto ai lavoratori, con un coefficiente di oltre il 111%, superiore di oltre 10 punti rispetto alla media nazionale e di oltre 20 rispetto alla media di tutto il Nord Ovest.
Cosa succede in Liguria? Stando ai numeri, almeno in questo caso l’età media elevata della popolazione e il basso tasso di natalità contribuiscono solo in parte a questo scarto, tanto che al secondo posto della graduatoria - secondo uno studio Cgia di Mestre su dati del 2022 - ci sono Savona (-18 mila) e poi al terzo posto Biella (-14 mila). Ma a Trieste, dove la composizione anagrafica è simile a quella ligure, il saldo è di sole 2 mila unità.
Secondo Igor Magni, segretario generale della Cgil Genova - un divario così ampio tra pensionati e occupati, il peggiore del Nord Italia, sottolinea "ancora una volta come soprattutto la provincia di Genova sia un territorio che soffre dal punto di vista occupazionale. Il lavoro è poco e spesso precario. Per questo si continuano a perdere abitanti, molti giovani fuggono via e altri ancora invece non studiano e neppure lavorano". "Investire in grandi opere non basta - prosegue Magni -. È necessario che le istituzioni si ricordino e incentivino la vocazione industriale del territorio. Sviluppare i traffici marittimi è sacrosanto, ma sarebbe altrettanto giusto che nascessero qui e non altrove stabilimenti dove lavorare i prodotti che tutti i giorni vengono imbarcati e sbarcati dalle navi sotto la Lanterna".
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