Letteratura: addio a Ernesto Franco, genovese del Sudamerica, scrittore ed editore dal Melangolo a Einaudi
di Stefano Rissetto
Per decenni "governatore" della casa dello Struzzo, fu anche autore raffinato, vinse il Viareggio con "Vite senza fine". Ultimo sogno: ritradurre il Chisciotte
E' morto nella sua Genova Ernesto Franco, direttore generale di Einaudi e scrittore. Aveva 68 anni e da tempo era malato. Sette anni fa, per un crudo destino, aveva perduto la moglie Irene per la stessa malattia. Aveva lasciato recentemente la direzione editoriale a Paola Gallo. Si è aggravato improvvisamente negli ultimi giorni ed è scomparso a Genova dove era nato l'11 agosto 1956. Alla guida della casa editrice dal 1998, è stato l'artefice del rilancio della collana simbolo di Einaudi, Gli Struzzi. Ispanista, aveva tradotto dallo spagnolo autori come Alvaro Mutis, Borges e Octavio Paz, di cui ha curato un Meridiano che uscirà postumo. Tra i suoi libri Isolario, Storie fantastiche di isole vere e il canzoniere d'amore Donna cometa.
Era partito quasi per gioco, prima dal melangolo di Porta Soprana, insieme con un gruppo di giovani universitari di talento e poi dalla Marietti di don Balletto. Infine era arrivato a Torino, in via Biancamano, ed era stato il signore dell'Einaudi, governandola senza perdere la rotta proprio nel momento del passaggio azionario dai fondatori alla Mondadori di Berlusconi. Ci arrivò insomma nel momento peggiore, in cui nel mondo della cultura italiana si paventava, non senza eccessi caricaturali, che lo Struzzo di Cesare Pavese potesse diventare un Drive In. Nulla di tutto questo, sotto la guida di Ernesto Franco. Era un intellettuale impegnato quanto mite, consapevole del ruolo che gli era stato affidato e della difficoltà nell'esercitarlo. Sotto la sua guida, Einaudi ha consolidato la sua credibilità nella letteratura straniera, con dieci premi Nobel in vent’anni, e ha rinnovato profondamente lo scenario della narrativa italiana, con sei premi Strega; curando inoltre il livello della saggistica di studio e approfondimento. Einaudi, insomma, non solo non era cambiata, ma aveva saputo anticipare il suo tempo.
Profondo conoscitore delle letterature ispaniche, Franco aveva scritto in proprio acute opere di mare, di isole, di navigazione: da Isolario a Vite senza fine (Premio Viareggio 1999), da Nostro mostro Moby Dick a Storie fantastiche di isole vere. Coniugava, in modo molto genovese, la concretezza del dirigente d'azienda con l'intraprendenza dell'artista e dell'esploratore. I suoi interlocutori diretti o indiretti erano Jorge Luis Borges, Julio Cortazar, Octavio Paz (sua la curatela del Meridiano), Alvaro Mutis, Ernesto Sabato e Mario Vargas Llosa. Un genovese del Sudamerica, in definitiva. Gli è rimasto almeno un sogno inattuato: tradurre il Chisciotte. Chissà come avrebbe riscritto il sospiro di Sancho: "È proprio vero, insomma, che ci vuole del tempo per arrivare a conoscere le persone e che non c'è nulla di sicuro in questo mondo".
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