Genova, la protesta dei lavoratori ex Ilva: "Vogliamo i nostri soldi"

di Cristina Capacci

Presidio sotto la prefettura contro le promesse non mantenute dal Governo

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“Abbiamo avuto delle mancanze di oltre 200 euro in busta paga, e per un lavoratore in cassaintegrazione è difficilissimo andare avanti” afferma Paolo Terrizzi, cassaintegrato dell’Ilva, che oggi insieme ai colleghi e ai sindacati è sceso in piazza per la protesta contro il Governo.

«Il governo ha fatto l’ennesimo pasticcio: si è dimenticato che ha il dovere di integrare la cassa integrazione del 10% così come abbiamo concordato in questi anni. Vale per tutti i cassintegrati, non solo per quelli di Genova. Il valore è scaduto il 31 dicembre, siamo a febbraio e non si è ancora risolto nulla: un altro schiaffo ai lavoratori Ilva».

E quanto affermato dal segretario della Fiom Genova, Bruno Manganaro, nel corso del presidio di parte dei lavoratori Ilva in amministrazione straordinaria di Genova. Si tratta dei 273 lavoratori che non sono stati assunti da Arcelor Mittal e che sono rimasti alle dipendenze dell’Ilva gestita da commissari e si trovano in cassa integrazione integrata dai lavori di pubblica utilità per consentire il rispetto dell’accordo di programma. Il motivo della protesta è che nel decreto Milleproroghe, attualmente in fase di conversione, non è stata inserita la maggiorazione della cassa integrazione, oggi al 60% invece che essere al 70%. La norma, da sempre inserita, riguarda sia i lavoratori di Genova sia quelli di Taranto che sono attualmente in cassa.

Alessandro Vella, segretario Fim Liguria, continua «La situazione è difficile: qualcuno si è dimenticato dei lavoratori di Genova, sia di ArcelorMittal sia di quelli in amministrazione straordinaria che, grazie all’accordo del 6 settembre 2018, avrebbero avuto la possibilità di rientrare in azienda. Il governo sta ridiscutendo un accordo che avevamo sottoscritto con tanta fatica e che conteneva la soluzione industriale, ambientale e occupazionale per tutti i lavoratori».