La Procura di Paola ha chiuso le indagini su Massimo Ferrero

di Redazione

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Ora i suoi legali hanno venti giorni di tempo per decidere: nuovo interrogatorio o deposito di nuovi documenti. Rischia il rinvio a giudizio. Altre 8 persone, tra cui la figlia Vanessa, coinvolte nella vicenda

La Procura di Paola ha chiuso le indagini su Massimo Ferrero

Rischia il rinvio a giudizio l'ex patron della Sampdoria Massimo Ferrero.

La Procura della Repubblica di Paola, infatti, ha concluso le indagini preliminari che lo riguardano a conclusione dell'inchiesta che il 6 dicembre dello scorso anno lo aveva portato nel carcere milanese di San Vittore per bancarotta fraudolenta ed altri reati societari in relazione al fallimento di quattro società che avevano sede ad Acquappesa, centro del cosentino.

Subito dopo l'arresto, Ferrero si era dimesso da ogni carica rivestita nella Sampdoria, società che non è stata coinvolta nell'inchiesta.

Oltre che per Ferrero, la Procura ha chiuso le indagini per altre otto persone, tra le quali la figlia Vanessa, un nipote, Giorgio, e l'ex moglie Laura Sini. Gli altri indagati sono Giovanni Fanelli, Aiello Del Gatto e Roberto Coppolone, amministratori di alcune delle società fallite, e Cesare Fazioli e Paolo Carini.

Al centro delle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Cosenza, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Paola, il fallimento di 4 società nel settore alberghiero, turistico e cinematografico, Ellemme spa, Blu Cinematografica srl, Blu Line srl e Maestrale srl, dichiarate fallite tra il 2017 e il 2020.

Dagli accertamenti sarebbe emersa una gestione spericolata di quella che viene considerata una costellazione di scatole cinesi, in cui, secondo l'accusa, l'unico "dominus" era "Viperetta".

Secondo l'accusa, era proprio lui l'assoluto punto di riferimento del sistema, come evidenziato anche dal gip, che nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere aveva parlato di "un ruolo apicale che emerge in maniera evidente dalle varie emergenze investigative fin qui esaminate" e che "non viene rivendicato dallo stesso Ferrero, ma gli viene riconosciuto dai vari interlocutori e correi".

Per i pm paolani e gli investigatori della Guardia di finanza, gli indagati, nel corso degli anni, avrebbero proceduto a distruggere o sottrarre in tutto o in parte i libri e altre scritture contabili delle società con lo scopo, ha scritto il gip, "di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori" rendendo, inoltre, impossibile "la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari".

L'inchiesta ha anche portato alla luce i rapporti tutt'altro che idilliaci tra Ferrero e la figlia Vanessa, che parlando del padre, intercettata, in una circostanza ha detto, "non ci sta con la testa, sta fuori".

Ferrero, dopo essere stato arrestato il 6 dicembre, aveva ottenuto i domiciliari il 23 dello stesso mese su decisione del Tribunale del riesame di Catanzaro, che aveva accolto il ricorso dei suoi difensori, Luca Ponti e Pina Tenga.