L'amore per la vita, il segreto di Eriksson: addio Sven-Goran, allenatore e gentiluomo

di Simone Galdi

Si è spento a 76 anni il tecnico svedese, ultimo trionfatore con i blucerchiati. Il lungo addio e l'ultimo messaggio

Non esiste un modo per salutare qualcuno che è appena andato via per sempre. E' più facile che sia lei o lui a farlo, a lasciare parole come testimonianza del suo passaggio su questa terra. Sven Goran Eriksson è partito, destinazione sconosciuta, ma ha voluto donare a tutti coloro che lo hanno amato e seguito durante una splendida carriera nel mondo del calcio un ultimo, prezioso messaggio.

Amare la vita e prendersi cura di noi, detto in modo essenziale e sincero: proprio lo stile con cui Mr Eriksson aveva diretto tante squadre dalla panchina. E con tante aveva vinto.

Il rettore di Thorsby - soprannome riflesso di quel suo modo così accademico, così scandinavo, di affrontare ogni situazione di campo - è stato l'ultimo allenatore vincente sulla panchina della Samp. La Coppa Italia 1993-94, al termine di un'annata dolorosa ed esaltante: una campagna acquisti da urlo, con Gullit, Platt ed Evani, la morte di Paolo Mantovani e del sogno blucerchiato, una squadra bellissima e capace di sfiorare la vetta del campionato, ma alla fine - di tricolore - arriverà solo quello della coccarda. Il 6-1 all'Ancona, il Ferraris strapieno per un'ultima ubriacatura collettiva, le chiavi di ciascuno a scuotersi come un'orchestra improvvisa, una notte di festa. Al centro lui, Svennis, sobrio anche mentre veniva portato in trionfo dal Mancio e da tutta la banda.

Eriksson ha vinto l'Uefa con il Goteborg e sfiorato la Coppa Campioni con il Benfica, vinto lo scudetto con la Lazio e perso in modo incredibile il titolo con la Roma, ha reso felici i sampdoriani e illuso i tifosi inglesi che il titolo mondiale (nel 2002 e nel 2006) potesse davvero tornare a casa.

Eppure, trionfi e sconfitte non lo hanno mai turbato. Come la malattia, il tumore al pancreas, vissuto in modo aperto e con una garbata richiesta a chi lo aveva applaudito nei momenti più belli: ancora un abbraccio, vi prego, prima che la notte sopraggiunga. Buon viaggio, Svengo, e come si dice in Svezia: "många tack", grazie mille.