Il dibattito sulla lingua genovese: che fare con il traduttore di Google?

di Redazione

3 min, 22 sec

L'intervento del presidente de A Compagna, Franco Bampi, e del numero uno della Consulta Ligure, Giorgio Oddone

Il dibattito sulla lingua genovese: che fare con il traduttore di Google?

E' di fine di giugno la notizia che Google ha aggiunto tra le lingue del suo efficiente traduttore anche il “ligure” purtroppo senza contattare o informare quelli che sono da sempre i veri custodi delle nostre parlate: A Compagna e la Consulta Ligure.

 

Ecco la notizia: https://telenord.it/genova-google-introduce-la-lingua-ligure-tra-i-110-nuovi-idiomi-del-suo-traduttore-automatico-74562

 

Ne è nato un dibattito su Facebook da cui risulta chiaro che questo traduttore in “ligure” ha mille problemi. Quello più grande e di gran lunga il più pericoloso è l’impossibilità di conoscere la pronuncia genovese delle parole tradotte: ciò perché viene utilizzata una grafia incoerente che rende impossibile dedurre quale sia la corretta pronuncia dei veri parlanti in genovese.

 

Chi può pensare che la parola accattâ si pronunci con la ‘c’ e la ‘t’ semplici se il traduttore le scrive doppie?

 

L’altro problema importante è l’utilizzo di parole inventate che nessun parlante ha mai usato nel corso dei secoli: per esempio chi ha mai detto satisfaçion per tradurre soddisfazione?

 

Su queste premesse, qual è la conclusione? È quella di tenerci lì questo traduttore, giocarci, farci due risate per le assurdità che propone. Ma attenzione! Guai a pensare che le traduzioni proposte siano corrette! Se avete bisogno di traduzioni contattate, come già fate, A Compagna e la Consulta Ligure per avere la garanzia della correttezza della traduzione. Ma assolutamente non usate il traduttore di Google!

 

Ricordatelo: l’attuale traduttore propone un genovese, o se volete un “ligure”, che nessuno nei secoli ha mai parlato e che nessuno ha mai pronunciato nella forma scritta dal traduttore. Errata la traduzione ed errata la pronuncia: un modo efficientissimo per uccidere le nostre parlate belle e tradizionali se, per sventura o faciloneria, questo traduttore venisse preso come la fonte corretta del “ligure”.

 

Però, però... un po’ dispiace pensare di avere la possibilità di un traduttore tecnologicamente avanzato che si rivela da subito strumento efficace, ma per l’uccisione delle nostre parlate a causa di scelte strutturali errate e, per questo, dannosissime.

 

Noi pensiamo che si debba aprire un dibattito all’interno della Consulta Ligure
per decidere come comportarci nei confronti di questo pericolosissimo traduttore. Cosa occorrerebbe fare?

 

Due cose. La prima, di gran lunga la più importante, è di usare una grafia coerente con la pronuncia come la “grafia ofiçiâ” utilizzata per la parlata del genovese centrale; già ora ci sono ormai moltissimi libri scritti con il suo utilizzo.

 

Diverse possono essere le grafie utilizzabili in Liguria purché rispettino la coerenza di avere per ogni suono uno specifico simbolo e viceversa. Solo così saranno rispettate tutte le parlate, anche quelle con le sonorità più inconsuete ma facenti parte di una tradizione locale consolidata, siano esse genovesi, savonesi, ventimigliesi o spezzine evitando con cura di proporre parole mai usate nei secoli! Riusciremo a spuntarla? È tutto da vedere: di certo, per quanto detto, occorre essere risolutamente contro questa attuale versione del traduttore.

 


Vorremmo concludere con una provocazione. Se proviamo a tradurre in un’altra lingua italica, ad esempio in siciliano o in lombardo (ambedue presenti nel traduttore di Google), come leggiamo la traduzione? Provate: prendete uno scritto qualunque da Internet e fatelo tradurre: a questo punto leggetelo: lo leggerete come se fosse italiano perché non sapete minimamente il codice usato per scrivere le parole. Anche la grafia ofiçiâ, che è perfetta per l’esatta pronuncia genovese, richiede però la conoscenza del codice: senza sapere nulla chi si immagina che la ‘o’ in generale si legge ‘u’?Pensiamoci, nell’attesa di aprire un dibattito tra tutte le nostre associazioni, vere custodi delle nostre parlate.

 


Franco Bampi – presidente de A Compagna
Giorgio Oddone – presidente della Consulta Ligure