Genova: solidarietà a Ilaria Salis, maggioranza spaccata in Comune
di Redazione
Il documento di D'Angelo (Pd) passa con i voti di opposizione, Vince Genova e Lo Grasso (Toti), contrari FdI, Lega e gli altri totiani, astenuta FI
Il consiglio comunale di Genova ha approvato un ordine del giorno con cui si chiede al sindaco e alla giunta di attivarsi presso il governo "al fine di garantire i diritti fondamentali di Ilaria Salis nella detenzione e nel processo, presenziando alle udienze del procedimento in qualità di osservatore e intervenendo verso il Governo dell'Ungheria affinché venga resa possibile l'esecuzione in Italia degli arresti domiciliari".
Il documento, presentato dal capogruppo del Pd Simone D'Angelo, è passato con il voto favorevole di tutta l'opposizione e di parte della maggioranza (Vince Genova e Umberto Lo Grasso della lista Toti), oltre che dello stesso sindaco Marco Bucci.
Hanno votato contro gli altri totiani, Fdi e Lega, riconoscendo la "bontà" dell'ordine del giorno ma parlando "estrema politicizzazione del tema". Astenuta Forza Italia. La scorsa settimana in consiglio regionale un documento simile, e presentato sempre dalla minoranza, era stato approvato all'unanimità.
"Le condizioni in cui è detenuta Ilaria Salis sono inaccettabili, disumane e in totale contrasto con il rispetto dei diritti umani. Le immagini di una donna in catene, tenuta al guinzaglio da un agente di polizia è una scena che non dovrebbe trovare spazio nell’Unione Europea”, dichiara il capogruppo a palazzo Tursi, Simone D’Angelo.
“Eravamo già convinti che i rapporti di amicizia e vicinanza politica che legano questo Governo a quello ungherese fossero alla base dei colpevoli ritardi nel garantire i giusti diritti a Ilaria Salis. Ma le affinità elettive di Meloni, Salvini e Orbán non possono giustificare né questa violazione dei diritti umani di una nostra connazionale, né il voto di oggi”.
“Se il voto di Fratelli d’Italia e Lega non stupisce, quello della Lista Toti conferma una certezza: al bivio, tra il tanto decantato Modello Genova e il Modello Orbán, Toti sceglie il secondo. Con buona pace della retorica liberale”, conclude D'Angelo.
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