Genova, nel 2020 persi 4.656 posti di lavoro: la Cgil vara il Coordinamento Disoccupati
di Marco Innocenti
Magni: "L'obiettivo è quello di migliorare il sostegno alle persone e aprire tavoli di contrattazione con le istituzioni"
La Camera del Lavoro di Genova ha presentato il neonato Coordinamento disoccupati. “Questo lunghissimo periodo di pandemia ha colpito duramente il mondo del lavoro – spiega Igor Magni, segretario generale della CGIL di Genova - Quella che ci apprestiamo a vivere sarà la seconda Festa del Primo Maggio condizionata dalle norme a contenimento della pandemia, ma questa situazione non ha fermato l’attività sindacale che anzi, proprio in questo lungo periodo di distanziamento è stata una delle realtà alla quale lavoratrici e lavoratori e cittadini si sono potuti rivolgere per informazioni ed assistenza”.
Se nel primo lockdown l’attività sindacale è stata assorbita prevalentemente dalla stipula di accordi di cassa integrazione o dai protocolli sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, successivamente ci si è dovuti concentrare sulle esigenze di chi, in questo contesto, non è riuscito a trovare una occupazione e di chi, sfiduciato, ha abbandonato ogni tipo di speranza “In questi primi mesi dell’anno il Servizio Orientamento al Lavoro della Cgil di Genova ha accolto, direttamente o in videoconferenza circa 300 persone, al 95 per cento disoccupate di lungo corso – spiegano Emanuela Traverso e Alfredo Pongiglione, operatori dello Sportello – da questo flusso ininterrotto di richieste di aiuto è nata l’idea di strutturare al meglio l’attività rivendicativa del sindacato”.
I dati del resto parlano chiaro: “Nel corso di questi anni – spiegano ancora Traverso e Pongiglione - il Servizio Orientamento al Lavoro ha ricevuto oltre 4 mila utenti, di cui il 95% aveva la necessità di essere aiutato nella ricerca di occupazione”. Come ricordano ancora dal Sol, sono i dati Istat a presentare una fotografia impietosa del mondo del lavoro: a livello nazionale la disoccupazione si attesta attorno al 10% e la situazione si è ulteriormente aggravata a causa degli effetti della pandemia. Per quanto riguarda l’area metropolitana genovese, nell’ultimo trimestre 2020 il tasso di disoccupazione era al 12,7% per la popolazione femminile ed al 7,7% per quella maschile: la metà di queste persone sono prive di impiego da più di 12 mesi quindi spesso senza alcun diritto ad alcuna forma di sostegno al reddito.
Genova e provincia perdono altri 4.656 occupati (-1,39%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente facendo attestare gli occupati a 335 mila di cui 184 mila uomini e 151 mila donne; in calo l’occupazione di quasi tutte le fasce d’età in particolare nei giovani: l’occupazione giovanile (15 – 24 anni) rappresenta solo il 3,4% del totale. A Genova la disoccupazione giovanile è da molto tempo superiore alla media italiana passando in otto anni dal 21 al 36 per cento. Ciò contribuisce a rendere la nostra regione quella con gli indicatori di povertà e di esclusione sociale più alti tra le regioni del Nord Italia. Il 30% dei disoccupati risultano inattivi quindi non più alla ricerca di lavoro, scoraggiati dalla mancanza di offerte anche formative.
“Le persone disoccupate o inoccupate sono sempre più numerose e con sempre maggiore frequenza cercano nella Camera del Lavoro un punto di riferimento, rappresentanza, orientamento, accesso ai servizi e aiuto – spiega ancora Magni – abbiamo quindi deciso di costituire il Coordinamento disoccupati Cgil con due obiettivi principali: il primo di migliorare il nostro intervento a sostegno dei bisogni individuali, ma soprattutto, aprire tavoli sindacali di contrattazione con le istituzioni a partire dal Comune di Genova”.
Sono molte le proposte sindacali tra cui la richiesta di un miglior utilizzo delle risorse pubbliche che per la Cgil devono finanziare progetti che portino realmente alla persona che vi accede una possibilità lavorativa. Negli ultimi anni, sono stati finanziati diversi progetti per incrementare l’auto imprenditorialità (femminile, giovanile ecc.), ma pochi finalizzati a coprire i reali fabbisogni occupazionali. E poi le politiche formative quasi sempre vincolate a requisiti altamente limitanti per la maggioranza dei disoccupati di lunga durata (es. età massima richiesta 29 anni, titolo di studio minimo diploma).
Questi vincoli per l’accesso alla formazione non tengono evidentemente in considerazione la composizione della disoccupazione locale. E poi ci possono essere interventi mirati come la gratuità del trasporto pubblico locale ai disoccupati senza sostegno al reddito che spesso a causa delle difficoltà economiche vivono in quartieri periferici. “Al momento, chi vive in stato di disoccupazione non ha diritto, anche con ISEE pari allo zero, alla richiesta di abbonamento agevolato – ricordano dal Sol - a meno che non si abbia nello stesso momento un altro requisito (essere percettore di Naspi, essere seguito dai servizi sociali, avere un’invalidità, essere lavoratore a basso reddito, avere un’età inferiore ai 26 anni, essere pensionato)”.
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