Genova, i pm Pinto e Vona all'Aja per l'indagine sulla presunta evasione di Booking

di Edoardo Cozza

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I magistrati incontrano i colleghi olandesi: finora l'inchiesta è stata resa difficile dalla scarsa collaborazione delle autorità straniere

Genova, i pm Pinto e Vona all'Aja per l'indagine sulla presunta evasione di Booking

Il procuratore aggiunto di Genova Francesco Pinto e il sostituto Giancarlo Vona sono andati all'Aja, negli uffici di Eurojust, per incontrare i colleghi olandesi nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta maxi evasione da 153 milioni messa in piedi da Booking, la piattaforma on line che gestisce tra l'altro l'affitto di case. I pm italiani vogliono sentire in rogatoria i due dirigenti del colosso delle prenotazioni on line Olivier Bisserier, in carica fra il 2013 e 2019, e Marcela Martin, che ha ricoperto l'incarico tra il 2019 e 2020. I due sono indagati dai magistrati italiani per evasione fiscale.

Le indagini del primo gruppo della guardia di finanza genovese, partite nel 2018, sono state rese particolarmente difficili per la scarsa collaborazione delle autorità straniere. Adesso i pm Pinto e Vona vogliono capire come Booking abbia, in passato, gestito l'acquisizione di notizie relative ai propri clienti privi di partita Iva per comprendere se gli stessi rivestissero la qualifica di imprenditori e poi se, dopo l'avvio dell'inchiesta e in particolare dal 2020, se il colosso olandese abbia adottato un modello organizzativo che eviti le distorsioni del passato provvedendo a fatturare ai privati non imprenditori con regolare applicazione dell'Iva. "Questo ultimo aspetto - sottolineano i magistrati nella loro richiesta ai colleghi olandesi - potrà incidere sulla valutazione del dolo di Booking e dei suoi rappresentanti".

Dall'indagine era emerso "come la società olandese era solita emettere fatture senza Iva applicando il meccanismo del 'reverse charge' anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva della relativa partita, con la conseguenza che l'imposta non veniva dichiarata né versata in Italia". I militari hanno consultato le banche dati e fonti aperte e con i dati messi a disposizione dalla multinazionale e relativi alle commissioni applicate a 896.500 posizioni di clienti in Italia si è ricostruito un fatturato per un ammontare di circa 700 milioni; su tale importo la società avrebbe dovuto procedere alla dichiarazione annuale Iva e versare nelle casse erariali oltre 153 milioni di imposta.