Femminicidio, magistrati contro Conte: "Prima leggere le sentenze, poi criticare"

di Fabio Canessa

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Anm dopo la sentenza di Genova: "Sbagliato parlare di delitto d'onore"

Femminicidio, magistrati contro Conte: "Prima leggere le sentenze, poi criticare"
"Le motivazioni delle sentenze vanno lette tutte e per intero anche quando sono complesse e articolate senza estrapolare dal contesto singole frasi o parole con il solo fine strumentale di aizzare l'opinione pubblica". Lo afferma in una nota la giunta ligure dell'Associazione nazionale magistrati dopo le polemiche sollevate per le motivazioni della condanna a 16 anni per Javier Gamboa, l'operaio che lo scorso aprile uccise la moglie. "In una democrazia - prosegue la nota - le sentenze sono soggette a critica così come le leggi e gli atti di governo: fa parte del controllo della pubblica opinione a cui ogni istituzione è soggetta. E noi magistrati sappiamo benissimo che pronunciando sentenze in nome del popolo italiano abbiamo il dovere di spiegare le ragioni per cui si prendono le decisioni". Il documento è stato redatto anche per rispondere alle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte. "Soprattutto chi ha responsabilità istituzionali e di governo - continua la sezione ligure dell'Anm - sa, o dovrebbe sapere, che prima di esprimere giudizi semplificati le questioni vanno approfondite leggendo la sentenza del Tribunale di Genova depositata tre mesi fa, e poi si possono muovere con cognizione di causa le critiche, anche le più dure". "Come magistrati siamo ormai abituati da molti anni a essere attaccati per le decisioni che prendiamo: ciononostante continueremo a fare il nostro lavoro con la dignità e l'indipendenza che ha dimostrato proprio la nostra collega Silvia Carpanini, a cui va la nostra incondizionata solidarietà per essere diventata un altro bersaglio, utile per una campagna di manipolazione dell'opinione pubblica. Parlare di 'delitto d'onore' o usare altre forme semplificate di comunicazione serve solo a alimentare la sfiducia nei confronti dell'autorità giudiziaria: e ciò non fa bene al Paese e alla società democratica".