Ex Ilva, l'assemblea dei lavoratori: "Il governo dia risposte o lo stabilimento si ferma"

di Lorenzo Aluigi

Dopo l'assemblea gli operai sono entrati dentro lo stabilimento in corteo

Questa mattina i lavoratori di Acciaierie d'Italia, Ex Ilva, assieme alle sigle sindacali, hanno organizzato un'assemblea per discutere delle note problematiche legate all'azienda. Aumenta la cassa integrazione straordinaria tra i lavoratori soprattutto nel settore manutenzioni, e poi il blocco dei buoni welfare da 200 euro previsti dal contratto nazionale metalmeccanici, una situazione impiantistica degradata dalla continua assenza di manutenzione e relativi rischi per la sicurezza negli impianti. Una situazione che ormai necessita di immediate risposte. 

Valerio D'Alò, segretario nazionale Fim Cisl: "La vertenza di Acciaierie D’Italia va rimessa in piedi attraverso un rilancio industriale e produttivo è impensabile tenere la siderurgia italiana e il gruppo ex-Ilva in questa situazione. Stiamo cercando di capire in queste ore, perché ce lo tengono ancora nascosto, se l'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia il 23 novembre è in presenza e dove la fanno. Se sarà a Milano in presenza, noi saremo là sotto in presidio a dire a chiunque siede a quel tavolo, parte pubblica e parte privata, che non deve decidere nulla senza i lavoratori". E’inaccettabile, non stiamo giocando a poker, non si possono scoprire le intenzioni di un socio privato a cui il governo sta dando risorse pubbliche senza sapere nulla e senza coinvolgere il sindacato. Abbiamo già assistito ad una trattativa segreta tra l’allora Governo Conte 2 e i Mittal i cui ancora oggi non si conoscono i contenuti, ma abbiamo visto tutti il disastro che ha portato alla vertenza: esclusione dei lavoratori in As e reso il socio privato Mittal intoccabile dal punto di vista contrattuale.  L’incontro della scorsa settima con il Governo è andato malissimo, per questo è ripartita la mobilitazione in tutti i siti del gruppo, ricordando come per un anno il ministro Urso paventava l’idea di far passare lo Stato al 60 % del controllo azionario di Acciaierie D’Italia e pare che nell’attuale trattativa si stia discutendo di tutt’altro. Vanno assolutamente recuperati gli errori del passato di cui questa lunga vertenza è piena e non ne vanno fatti altri perché di tempo non ce n'è più. Va data una risposta lavorativa e di futuro ai lavoratori di Acciaierie D’Italia e a tutti i lavoratori quelli che lavorano negli appalti e Ilva in As”. 

Armando Palombo (Fiom): "Abbiamo proclamato 8 ore di sciopero da fare entro il 23 novembre, data in cui si raduneranno gli azionisti e sarà uno snodo fondamentale. Siamo entrati in una fase delicata, gli azionisti dovrebbero votare quello che hanno deciso ieri nella riunione del cda. Noi vogliamo mandare un segnale".

"Gli impianti sono al limite di fermarsi, abbiamo ricevuto rassicurazioni da Palazzo Chigi, ma chi lavora qua dentro non ci crede. Le macchine sono davvero molto vicine a fermarsi, stiamo andando avanti grazie a tutti quelli che lavorano qui dentro. Continuiamo a lavorare anche in situazioni pericolose. Noi siamo tutti i giorni dentro a questo stabilimento, abbiamo gli stipendi abbassati e il costo della vita si è alzato. Non esiste che un lavoratore non possa prendersi delle ferie, nonostante abbia un monte ore elevatissimo, per paura della cassa integrazione. Abbiamo voluto fare l'assemblea dentro per dare un segnale forte, i problemi ci sono eccome, forse non al livello di Taranto, ma quello che c'è qui va risolto".

Fiom Genova: "Con il giorno 23 novembre probabilmente saremo alla fase finale, o perlomeno il giorno in cui i nodi verranno al pettine. Abbiamo portato giù a Roma la nostra determinazione, dopo quello sciopero sembrava che qualcosa si fosse mosso, ma non è stato così. Noi oggi sappiamo che c'è un memorandum, sappiamo che il governo sta trattando con mittal per rilanciare la propria presenza nel gruppo. Il governo può fare quello che vuole, noi non ci fidiamo di nessuno di quelli che stanno trattando. Quello che chiediamo è che chiunque sia il padrone deve cominciare a mettere soldi negli impianti. Per le lavorazioni date, l'impianto non è competitivo. Incidenti, carroponte rotto, attività bloccate: il rischio è che l'impianto si spenga. O le cose cambiano o qua si ferma tutto. Noi qui vogliamo l'industria, vogliamo la siderurgica, vogliamo lavorare, ma non siamo disposti a farlo in un impianto che cade a pezzi. Vogliamo garantire la continuità di reddito ai lavoratori, difendendo tutti coloro che lo meritano".

Ceraudo (M5S, Rsu e Usb): "Situazione drammatica che si sta vivendo tutti i giorni. La soluzione è solo l'entrata in governance dello stato come azionista di maggioranza. Lo sciopero va bene, è una forma di lotta, ma non basta. Oggi chiedo che ci sia unita d'intenti di fronte a chi vuole schiacciarci e che vuole toglierci la dignità del lavoro".