Ex Ilva, i sindacati: "Eutanasia della siderurgia in Italia". Agitazione anche a Genova, Toti: "E' tempo di trovare soluzioni"
di Stefano Rissetto
Servono investimenti consistenti per tutelare 20mila posti di lavoro, mentre si parla di una riconversione difficile da vedere all'orizzonte
Si complica la situazione di Acciaierie d'Italia; dopo l'incontro a Roma con il governo giudicato insoddisfacente dai sindacati, nelle fabbriche si organizzano agitazioni e le istituzioni locali seguono la situazione con la dovuta attenzione. Il presidente della Regione Giovanni Toti dice: "E' ora di trovare una soluzione, Genova non solo ha una significativa forza lavoro occupata in Ilva, ma anche delle aree molto pregiate e molto importanti della città che vengono in qualche modo dedicate proprio in attesa del rilancio di questo settore".
I sindacati sono tornati scontenti da Roma. "Siamo all'eutanasia in Italia di fatto di Acciaierie d'Italia e siamo all'eutanasia della siderurgia in Italia" è la sintesi di Michele De Palma della Fiom. I sindacati, insoddisfatti dell'incontro di mercoledì a Palazzo Chigi con il governo, hanno deciso di organizzare un presidio fuori dalla portineria dello stabilimento di Cornigliano per discutere del futuro dopo la "delusione per l'incontro con l'esecutivo". Oggi Taranto è in sciopero, spiegano le Rsu di Genova, "prossimamente si riunirà il Coordinamento Nazionale dei Delegati di tutti gli stabilimenti".
"A noi non interessa parteggiare per una parte o per l'altra della Società ma quello che registriamo è un totale immobilismo sul piano degli investimenti e della produzione. Questo genera un aumento dell'utilizzo della Cassa integrazione che non è più sopportabile e genera, come segnalato ad ASL e Prefettura rischi elevati per la Sicurezza - spiegano i sindacati in una nota -. Ormai dal 2020 siamo in questa situazione e che l'esito della riunione a Palazzo Chigi di fatto annunci che dopo 4 anni verificheremo il "Dossier Acciaierie d'Italia" ci pare grottesco. Il tempo è scaduto: servono capitali, la Società deve mettere mano al portafoglio subito per aggiustare le gru, le linee di produzione e acquistare materie prime qua a Genova! A Taranto dove il ciclo primario è fondamentale come in tutti i siti siderurgici deve ripartire la produzione".
La posizione di Palazzo Chigi è nota: "Il Governo, che considera l'incontro come la tappa di un percorso in atto - ha commentato Palazzo Chigi in una nota - e che è ben consapevole dell'urgenza degli interventi, ha ribadito l'impegno a dare soluzioni di prospettiva, concentrando la propria azione in modo prioritario sul completamento del percorso di decarbonizzazione, sulla positiva definizione delle procedure d'infrazione in atto, sulla verifica del concreto impegno del socio privato al rilancio dell'impianto e sulla garanzia della sicurezza negli stabilimenti".
Secondo Roberto Benaglia, segretario generale di Fim "noi siamo di fronte ad una situazione urgente: il gruppo sta collassando" e "servono 5 miliardi per fare tutto quello che serve e il tempo è decisivo. Il governo deve accelerare. Ci riuniremo tra qualche giorno perché questa vertenza sta esplodendo, la mancanza di risposte di oggi ci preoccupa. Senza Acciaierie di Italia e senza siderurgia il paese non ha solo 20mila lavoratori a rischio, ma è più povero e arretrato".
Da parte del governo, sottolinea Rocco Palombella, segretario generale Uilm, "non ci sono state risposte, anzi ci sono stati passi indietro, perché mentre qualche mese fa ci dicevano che c'era la possibilità di risalire in maggioranza negli assetti, che 680 milioni dati a gennaio servivano come anticipo di capitale e c'era la possibilità che lo Stato, il governo, assumesse la maggioranza all'interno di questa amministrazione adesso questo ragionamento è tutto cassato. Anzi hanno cominciato ancora una volta, come il governo Conte uno e Conte due, a fare una interlocuzione con Mittal", ma "la storia con Mittal è finita, sono cinque anni che questa storia va andare avanti. Ora basta non scherzate più".
Un incontro "deludente" dice Usb e "ancora una fumata nera" afferma Ugl Meltalmeccanici I sindacati ad oggi non hanno "certezza sul piano industriale, anzi neanche gli obiettivi precedenti sono stati centrati, neanche quelli rimaneggiati successivamente sono stati centrati, anzi noi abbiamo maggiori emissioni e maggiori rischi per la salute e sicurezza perché la gente è in cassintegrazione e non si fanno le manutenzioni dentro gli impianti", conclude De Palma. Ovviamente, a partire dallo sciopero di 24 ore di domani nello stabilimento di Taranto, "le iniziative che sono in corso dentro gli impianti sono tutte quante confermate".
Di fronte a questa situazione preoccupante, interviene il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti: "Mi auguro ovviamente che si trovi una soluzione: è il momento per trovarla. Forse si è in qualche modo allungata anche troppo la definizione di un settore che tutti continuano a definire strategico. Io tale lo considero quello dell'acciaio in una grande potenza manifatturiera come l'Italia, però il passaggio alla mano pubblica, l'accordo con Arcelor Mittal socio industriale, la governance tra l'amministratore delegato espressione dei privati e il presidente espressione della mano pubblica evidentemente in questi mesi non ha dato al governo significative risposte".
"Si tratta di mandare avanti i piani di Taranto, perché sappiamo bene che Genova diciamo è una variabile dipendente se parlassimo di matematica: senza Taranto che produce con gli alti forni la materia prima è evidente che le catene di montaggio di Genova e di Novi andrebbero in difficoltà - conclude Toti- Genova peraltro non solo ha una significativa forza lavoro occupata in Ilva, ma anche delle aree molto pregiate e molto importanti della città che vengono in qualche modo dedicate proprio in attesa del rilancio di questo settore. Ci auguriamo che arrivino risposte, ovviamente in tempi brevi e speriamo per una volta che siano definitive e significative".
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