Educazione alla distanza fisica: non bastano le regole, serve una cultura
di Redazione
Serve un approccio diverso che sostituisca, all'imposizione della regola, una vera e propria "educazione alla distanza"
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E' necessaria un'educazione emozionale che alleni il nostro cervello al cambiamento e lo aiuti a sentire la necessità di protezione rendendo il mantenimento della giusta distanza in qualche modo naturale e dunque automatica.
A lanciare la proposta, dopo la firma del nuovo DPCM, è Angelo Monoriti e Massimiliano Giuseppe Falcone, rispettivamente docente di negoziazione all’Università Luiss Guido Carli e docente di comunicazione alla Iulm.
"Il Governo coinvolga attori e registi, supportati da psicologi che, attraverso video e spot situazionali e spot sul saluto sicuro, siano in grado di potenziare l'esperienza emozionale necessaria a questa sfida". Secondo i due docenti, una 'regola' non è bastata e non basterà a far mantenere la distanza fisica.
"La distanza fisica non è qualcosa di razionale: Pensiamo alla relazione tra il nostro cervello e il fuoco: non basta comprendere che non bisogna toccare la fiamma, occorre sentire e percepire emozionalmente la paura, quello stato emotivo che ci protegge, evitandoci azioni che ci danneggerebbero. Bisogna, piuttosto, far sì che si determini una nuova reazione emotiva rispetto all'avvicinamento personale, attraverso il linguaggio emozionale", spiegano. In questo senso, secondo i professori l'educazione alla "distanza fisica" può avvenire con modalità che possono spaziare dalla chiara e puntuale comunicazione dei comportamenti corretti da tenere nelle relazioni con gli altri (ad esempio, attraverso spot situazionali in televisione o altri media per evidenziare come "tenere la distanza" a scuola, al supermercato, al lavoro, al bar, in piazza), alla diffusione e ripetizione di forme di saluto "esperienziali" modalità, queste, che potrebbero nel tempo attivare l'allenamento mentale in grado di generare la giusta risposta emozionale per mantenere senza tentennamenti il distanziamento.
In questo modo è possibile innescare il meccanismo che ci rende più inclini e reattivi ad un cambiamento (sia pur temporaneo).
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