Ecco perché il piano Barnaba-Garrone è l'unico che può salvare la Sampdoria, anche se il tempo è nemico

di Redazione

4 min, 59 sec

Sinora soltanto il 5% delle composizioni negoziate hanno avuto un esito positivo

Ecco perché il piano Barnaba-Garrone è l'unico che può salvare la Sampdoria, anche se il tempo è nemico

di Roberto Albisetti *

Il tempo che passa è nemico della Sampdoria, lo sapevano anche gli amministratori e i consulenti. Lo è da quando sono mancate le risorse per ricapitalizzare la società. La Samp, come tutte le squadre professionistiche radicate in una grande città, ha un ruolo sociale perché identifica una comunità di migliaia di persone con forti sentimenti di appartenenza. 

Abbiamo cercato di capire, con la scarsa informazione disponibile, perché l’iscrizione al prossimo campionato dipenderà dall’esito di complessi accordi con i creditori per ristrutturare i debiti, regolati da un nuovo processo legale di risoluzione di crisi aziendali. Per questo motivo sono sinceramente preoccupato sulla necessità di gestire le aspettative di tifosi e simpatizzanti, che potrebbero veder sparire presto la Samp, per qualche anno, dal giro che conta. 

In questi mesi abbiamo interpretato fenomeni complessi, che hanno poco a che fare con il calcio. Anche prima sapevamo che senza un business plan, una dirigenza capace e un azionista con un solido conto in banca si facesse poca strada, però si doveva evitare di arrivare sull’orlo del fallimento. Credo siano in molti ora a preoccuparsi, giustamente. 

Adesso piu’ di prima le sorti della Samp dipendono dai creditori. Se i consulenti in cerca di un acquirente non l’hanno trovato in due anni, non lo troveranno nelle prossime settimane. Mi sono sorpreso quando in settimana è emerso che il 60% dei creditori d'accordo su una possibile ristrutturazione del debito non c'è ancora. Cerchiamo dall’esterno di capire perché. Quando la stampa parla di finanziatori, saltano fuori solo i nomi di Banca Sistema e Macquarie. Si diceva che Banca Sistema cercasse anche da mesi di organizzare un prestito convertibile garantito e che non abbia trovato sottoscrittori. 

Forse sono rimaste solo due banche perché hanno comprato a sconto nel secondo mercato i crediti in sofferenza di altre banche? Dato che circa 40 milioni di finanziamenti sono garantiti da Sace, ossia dallo Stato, a chi ha in portafoglio il credito garantito potrebbe non convenire di accettare una riduzione d’importo del debito, se conta con un indennizzo superiore a quanto offerto da un accordo di ristrutturazione (90% di indennizzo da Sace a fronte di un 50% di recupero con il piano di risanamento, ad esempio). Ironia della sorte e assurdo, un aiuto finanziario pubblico alla Samp si convertirebbe in un disincentivo a farla sopravvivere.

Ma non è finita. C’è la complicazione del legame di fatto tra i crediti in sofferenza della Samp e i debiti incagliati nei concordati di Farvem e Eleven Finance, che il commercialista di Sport Spettacolo ha legato alla vendita delle azioni affidategli nel Trust, per ricavare cassa dalla vendita delle azioni Samp, da destinare ai creditori dei concordati, per evitare di farle fallire. Ma il valore delle azioni della Samp è in caduta libera da due anni e non dobbiamo stupirci perché la società ha perso piu’ di 50 milioni di euro tra il 2019-21 senza che l’azionista li ripianasse, affidandosi alle plusvalenze della vendita a prezzi interessanti di alcuni giocatori all’anno.

Senza contare quanto inciderà la perdita del 2022 sul valore del patrimonio netto. Nel frattempo, nel 2020 era arrivata la pandemia, il calciomercato si era ridimensionato e senza i ricavi della vendita di giocatori e senza ricapitazzazioni, in emergenza l’amministrazione ha dovuto tirare avanti assumendo altri debiti, appunto garantiti dal Tesoro (Sace) insieme ad altre misure sugli attivi di bilancio per generare liquidità. 

In questo scenario ci si puo’ chiedere perche’ questi creditori, restii ad un accordo di ristrutturazione, non abbiano proposto di convertire parte dei loro consistenti crediti in azioni della Samp, per prenderne il controllo come accade in molte ristrutturazioni pre-fallimentari, risanare la societa’ dopo il cambio di controllo, per rivenderla in un paio d’anni guadagnandoci qualche soldo. 

Siccome ora la Samp aspetta l’esito della composizione negoziata (ho letto che sinora solo il 5% dei casi di composizione negoziata hanno avuto esito positivo) anche questo ipotetico scenario con la conversione parziale del credito in azioni non funzionerebbe senza una iniezione di capitali freschi e certo non genererebbe un compenso per la vendita delle azioni. Tutto sommato, una soluzione che forse si poteva tentare l’anno scorso, ma che ora non mi sembra francamente fattibile. 

Per dirvi sin dove puo’ spingersi la speculazione di investitori avvoltoi, ho visto casi in cui gli stessi azionisti di una società insolvente, hanno chiamato alleati esterni per comprare i crediti in mora (a sconto) per presentarsi dopo a negoziare la conversione dei crediti in azioni, e riprendersi indirettamente il controllo della società. Ma queste cose non si fanno. 

Nel frattempo, sembra restare all’orizzonte la proposta del fondo di Barnaba che conta sul sostegno (concreto) di Garrone. Questa possibilità da tempo mi sembra l’unica percorribile per garantire i fondi freschi necessari a rendere sostenibile un piano di risanamento. Ed è comprensibile che non vogliano fare regali a chi ha rilevato la Samp gratis nel 2014 e poi l’ha affossata. 

Ma sembra che non tutti siano d’accordo e mentre il vecchio azionista forse spera ancora di incassare, la normativa del codice della crisi da facoltà agli amministratori di presentare un piano con una ricapitalizzazione che diluisce l’azionista di controllo, sempre e quando ci sia un accordo con i creditori, il sostegno del mediatore e l’omologazione del giudice. 

Gli avvocati saranno già al lavoro per preparare in anticipo ricorsi e azioni legali. 

La situazione è talmente complessa e potenzialmnete conflittiva che, se non funzionasse un aumento di capitale nel tempo di recupero, la conclusione non sarebbe certo quella che si aspetta chi ha a cuore le sorti della Sampdoria.

* Ex dirigente Banca Mondiale, esperto di finanza e docente di economia aziendale